Vaccinazioni al rallentatore. Doppia dose solo al 5% dei cittadini. Per ora l’immunità di gregge resta un miraggio

Le vaccinazioni proseguono, ma non troppo speditamente come ci saremmo aspettati. Così l'immunità di gregge si raggiungerà solo il prossimo anno.

Vaccinazioni al rallentatore. Doppia dose solo al 5% dei cittadini. Per ora l’immunità di gregge resta un miraggio

Le vaccinazioni proseguono, ma non troppo speditamente come ci saremmo aspettati. Soprattutto alla luce dei reiterati cambi di passo annunciati dal Governo e, soprattutto, dal commissario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo (nella foto). Raggiungono quota 11.156.326 il numero delle dosi somministrate in Italia, secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute. Nel dettaglio il vaccino è stato inoculato a 6.617.620 donne e 4.538.706 uomini. Il totale delle persone vaccinate a cui sono state somministrate sia la prima che la seconda dose, invece, è di 3.463.295.

Il maggior numero dei destinatari è rappresentato da operatori sanitari e sociosanitari (3.066.060), seguito dagli Over 80 (3.818.771), dalla categoria “Altro”, non meglio specificata (1.906.541), il personale scolastico (1.058.146), gli Ospiti delle Strutture Residenziali (569.723), il personale non sanitario (502.352) e le Forze Armate (234.733). Le regioni con la percentuale maggiore di somministrazioni rispetto alla dotazione sono Valle D’Aosta (86,8 per cento), Veneto (86,3 per cento), Provincia Autonoma di Bolzano (85,3 per cento), Toscana (83,9 per cento), Provincia autonoma di Trento (86,8 per cento), quella con la minore percentuale è la Calabria (71,5 per cento).

Ecco nel dettaglio le singole regioni: Abruzzo (78,2), Basilicata (79,3), Calabria (71,5), Campania (78,8), Emilia-Romagna (80,8), Friuli Venezia-Giulia (80,2), Lazio (78,3), Liguria (74,2%), Lombardia (77,3), Marche (78,1), Molise (84,9), Provincia autonoma Bolzano (85,3), Provincia di Trento (81,7), Piemonte (79,5), Puglia (73,5), Sardegna (72,4), Sicilia (78,6), Toscana (83,9), Umbria (77,5), Valle d’Aosta (86,8), Veneto (86,3). Per quanto riguarda il tanto difficoltoso approvvigionamento, ad aprile è prevista la consegna in Italia di 8 milioni di dosi di vaccino, ossia quasi il 20 per cento di tutti gli arrivi programmati nel secondo trimestre, da aprile a giugno, del 2021, oltre 40 milioni di dosi.

Ma c’è da dire che rispetto al Piano nazionale non si potrà contare sugli oltre 7 milioni di dosi di Curevac, vaccino ancora in attesa di essere approvato. Nel primo trimestre sono arrivati circa 14 milioni di ‘shot’, a fronte dei 28 milioni previsti dai contratti, la metà. Pfizer ha inviato gli 8,7 milioni di dosi pattuite entro il 31 marzo, sebbene con alcuni ritardi intermedi, e Moderna lo stesso con i suoi 1,3 milioni.

AstraZeneca ha consegnato appena un quarto, circa 4 milioni, delle dosi promesse, che in principio erano appunto 16 milioni. Aldilà delle consegne di Pfizer e AstraZeneca previste in questa settimana, il nuovo vaccino monodose Johnson & Johnson sarà distribuito in Europa a partire dal 19 aprile e per l’Italia sono previste inizialmente 400 mila dosi. Gli 8 milioni di dosi del mese attuale, comprese quelle di Moderna, iniziano ad essere considerate insufficienti dalle Regioni per raggiungere le 500 mila somministrazioni previste a fine aprile.

La campagna ha portato le iniezioni a quota 11.156.326 circa 6 milioni delle quali nel solo mese di marzo. Ai ritmi attuali, ovvero 240 mila vaccinazioni al giorno di media, il picco con oltre 291 mila il 31 marzo, si raggiungerebbe l’immunità di gregge solo all’inizio del 2022. Altro che settembre 2021 come aveva annunciato il generalissimo Figliuolo. E men che meno luglio 2021 come aveva in un primo momento affermato il premier Mario Draghi. Per questo è indispensabile accelerare. In Italia finora è stato somministrato nel 2.105 punti vaccinali quasi il 79 per cento delle dosi a disposizione.