Vaccini con il contagocce. Ora Pfizer è un caso europeo. Il taglio delle dosi mette a rischio il Piano Ue. Cresce il sospetto di un trattamento di favore agli Usa

Vaccini con il contagocce. Ora Pfizer è un caso europeo. Il taglio delle dosi mette a rischio il Piano Ue. Cresce il sospetto di un trattamento di favore agli Usa

La Commissione europea ha chiesto agli Stati membri di vaccinare entro l’estate 2021 almeno il 70 per cento della popolazione adulta ed entro marzo 2021 almeno l’80 per cento delle persone di età superiore agli 80 anni e l’80 per cento degli operatori sanitari e sociali in ogni Stato membro. Sarebbe meraviglioso. Se l’Italia, come tutta l’Europa, non stesse già subendo le ripercussioni dei ritardi dei vaccini della Pfizer.

L’azienda, in maniera unilaterale, ha cambiato gli accordi sulla distribuzione per motivi e con modalità ancora non chiare. Il dubbio che sia stata dirottata negli Usa la porzione di vaccini destinata all’Ue è più che lecito e non ancora smentito da parte dall’azienda stessa. Da non tralasciare il fatto che gli Stati Uniti stanno vivendo un momento storico difficile, non solo per il covid-19 come il resto del mondo, ma anche per le rivolte e le sommosse da parte dei sostenitori di Donald Trump in vista dell’insediamento del nuovo presidente, Joe Biden. Non sarebbe male per il neo presidente iniziare il suo mandato con un cospicuo numero di vaccini a disposizione.

“La vaccinazione è essenziale per uscire da questa crisi. Abbiamo già assicurato vaccini sufficienti per l’intera popolazione dell’Unione europea. Ora dobbiamo accelerare la consegna e accelerare la vaccinazione”. Lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (nella foto). “Non appena abbiamo saputo dei ritardi di Pfizer, “mi sono messa in contatto con i ministri della Salute ed abbiamo convocato la riunione del Comitato guida. Lavoriamo in modo costante con Pfizer-Biontech per sostenere le capacità di produzione nell’Ue. Siamo pienamente mobilitati a sostegno del rafforzamento della produzione al più presto”. Così la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides. “Il collo di bottiglia” nella consegna delle dosi di vaccino “non dipende dal numero di dosi ordinato” – ha precisato – ma dalla scarsità di capacità di produzione a livello mondiale”.

Ma il Cov Sars 2 non attende nessuno. È una gara contro il tempo per vaccinare quante più persone possibili rapidamente, in modo tale da impedire al virus di variare e di adattarsi, diventando di fatto resistente al vaccino. L’Italia vanta il primato di Paese Ue con maggiore quantità di dosi somministrate ma da qualche giorno ha dovuto rallentare la sua corsa, per la riduzione della distribuzione annunciata da Pfizer. In realtà esiste un vincolo sulle forniture, che impegna le case farmaceutiche a fornire tot dosi di vaccino entro un determinato periodo ma a quanto pare questo vincolo non sembra essere così ferreo e lo sta dimostrando Pfizer, che avrebbe dovuto consegnare 8.749.000 dosi entro il 31 marzo e altre 8.076.00 entro il 30 giugno.

Invece ha già annunciato che nelle prossime settimane ci sarà una rimodulazione al ribasso. “A fronte delle 562.770 dosi previste, ne verranno consegnate 398.800”, ha dichiarato il commissario all’emergenza covid, Domenico Arcuri. C’è da dire poi che piove sempre sul bagnato. “Abbiamo avuto comunicazione che le consegne previste per oggi (ieri, ndr) del vaccino Pfizer pari a 32.760 dosi sono slittate alla giornata di domani (oggi, ndr). Verificheremo attentamente se verranno consegnate, ma questa modalità a singhiozzo crea numerosi problemi organizzativi a tutto il sistema”. Lo comunica l’Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio.

Il ritardo di Pfizer nella consegna dei vaccini anti Covid è “molto preoccupante. È stato comunicato tutto all’ultimo minuto, se si tratta di un ritardo di una sola settimana le conseguenze potrebbero non essere così gravi. Lo possiamo definire un piccolo rallentamento. L’obiettivo è riuscire a marzo a vaccinare tutti gli ultra-ottantenni e i sanitari. Sono sicuro che ci riusciremo”. Così Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che sull’approvazione del vaccino di Astrazeneca a fine gennaio rimane cauto: “se le verifiche di sicurezza confermeranno i dati già diffusi si valuterà se sovrapporlo ai vaccini già confermati e a quale fasce d’età somministrarlo. Sono prudente, non mi baso solo sulle promesse. Astrazeneca aveva promesso di arrivare primo nella corsa al vaccino – ha ricordato Magrini – invece sarà probabilmente il terzo. I dati andranno confrontati, anche se indirettamente, con gli altri due vaccini che si sono dimostrati molto efficaci”.

Ma come se non bastasse arriva una variante del virus che fa preoccupare gli esperti. Si tratta di una variante del coronavirus che è apparsa per la prima volta in Sud Africa e ora è stata individuata in più di una decine di altri paesi potrebbe eludere parzialmente i vaccini.