Vaccini obbligatori a scuola. Le Regioni minacciano ricorso alla Consulta per fermare il rinvio di un anno

Le Regioni guidate dal centrosinistra daranno battaglia attraverso leggi regionali ad hoc per garantire l'obbligo dei vaccini

Regioni sul piede di guerra dopo il rinvio di 12 mesi dell’obbligo di presentare i certificati vaccinali per l’iscrizione alla scuola dell’infanzia e ai nidi. Le Regioni guidate dal centrosinistra hanno fatto sapere di essere pronte, in prima battuta, a dare battaglia attraverso leggi regionali ad hoc e, se necessario, a presentare ricorsi alla Consulta per garantire l’obbligo vaccinale.

A guidare il fronte Umbria e Campania con Catiuscia Marini e Vincenzo De Luca.  “Noi non arretreremo in questa conquista di civiltà e non scambieremo la salute delle persone per quattro miseri voti di movimenti minoritari, oscurantisti, antiscientifici…” – ha affermato la governatrice umbra – La Regione Umbria si doterà di una propria legge regionale mantenendo l’obbligo della certificazione vaccinale per l’iscrizione a tutte le scuole della regione”. Sulla stessa lunghezza d’onda De Luca: “Esprimo la netta contrarietà al rinvio dell’obbligo sui vaccini, che rischia di determinare un danno enorme alla salute dei più fragili, e soprattutto di fare arretrare una battaglia che ci ha visti impegnati con determinazione per raggiungere obiettivi di sicurezza per i nostri bambini”.

Per ora resta l’obbligatorietà, visto che il rinvio è contenuto in un emendamento del milleproroghe. In attesa della sua approvazione, quindi, i genitori dei bambini di si scuole dell’infanzia e nidi dovranno presentare l’autocertificazione dell’avvenuta vaccinazione all’inizio del nuovo anno scolastico a settembre come previsto dalla circolare di luglio del ministero.

La difesa del ministro – Alle nuove polemiche che vanno avanti da venerdì con la notizia del rinvio aveva provato a rispondere con un lungo post su Facebook la ministra della Salute, Giulia Grillo: “Rispetto alla proposta di iniziativa parlamentare e, non governativa, lo sottolineo a scanso di ogni equivoco, che proroga i termini già previsti dal decreto Lorenzin, ribadisco che i bambini dovranno continuare a essere vaccinati e i genitori dovranno ancora presentare le certificazioni. È stata sospesa per un anno una delle tre forme sanzionatorie previste dalla stessa legge, che prevede il non accesso dei bimbi non vaccinati agli asili nido e alle scuole materne. Nessun passo indietro sull’obbligo vaccinale – ha chiarito la ministra. “Sono un medico prima che un ministro, il resto sono chiacchiere da bar. Come rappresentante del Governo faccio presente ancora una volta, sperando di non dovermi ripetere, che farò di tutto per la promozione attiva delle vaccinazioni. Ho già parlato con il segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, e con il presidente della Federazione dei pediatri di libera scelta (Fimp), Paolo Biasci, per avviare nei mesi di settembre e ottobre delle giornate di promozione attiva delle vaccinazioni negli ambulatori medici. Al tempo stesso – ha scritto la ministra – sarà mia cura avviare progetti per promuovere la vaccinazione attiva nelle strutture in cui opera il personale sanitario. Insieme al ministro dell’Istruzione garantiremo a tutti i bambini immunodepressi, quelli che non possono scegliere se vaccinarsi o meno, l’adeguata collocazione in classi in cui è assicurata la copertura vaccinale. In questo modo dando la priorità a chi non può scegliere rispetto a chi può scegliere di vaccinarsi e decide comunque di non farlo. È inoltre allo studio dei parlamentari un disegno di legge che prevede un obbligo flessibile nel tempo e nello spazio. Ossia uno strumento razionale e di buon senso che contempera il diritto alla salute collettiva e individuale. Un’impostazione che manterrò anche durante il passaggio parlamentare. Le vaccinazioni sono un tema troppo importante e non va fatta una guerra alla razionalità.