Vannacci sospeso per undici mesi, ecco la Difesa cosa contesta al generale

Una delle inchieste riguarda le spese sostenute da Vannacci tra febbraio 2021 e maggio 2022 quando era addetto militare a Mosca.

Vannacci sospeso per undici mesi, ecco la Difesa cosa contesta al generale

Altra tegola sul generale Vannacci, questa volta in arrivo direttamente dal ministro della Difesa. A dare notizia della sospensione disciplinare di undici mesi è stato il legale del generale all’Adnkronos. La sospensione sarebbe stata disposta per “carenza di senso di responsabilità e possibili effetti emulativi”. Il legale del generale ha annunciato che contro il provvedimento verrà presentato un ricorso al Tar del Lazio.

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Nel provvedimento del ministero della Difesa, così racconta l’avvocato Giorgio Carta, si stigmatizzano le circostanze della pubblicazione del libro Il mondo al contrario che avrebbe asseritamente denotato “carenza del senso di responsabilità” e determinato una “lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza Armata, compromettendo il prestigio e la reputazione dell’Amministrazione di appartenenza e ingenerando possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell’ambito della compagine militare”. Il difensore ha annunciato che sarà “presentato immediato ricorso al Tar Lazio, con richiesta di sospensiva, rivelandone il contrasto con il diritto alla libera manifestazione del pensiero garantito a tutti i cittadini, compresi i militari”.

Una delle inchieste riguarda le spese sostenute da Vannacci tra febbraio 2021 e maggio 2022 quando era addetto militare a Mosca

Nei giorni scorsi si è avuta notizia dell’apertura di tre indagini sul suo conto aperte dalla procura militare, quella ordinaria e quella della Corte dei conti, due delle quali per le spese sostenute come addetto militare dal 7 febbraio 2021 al 18 maggio 2022 a Mosca. Periodo terminato con l’espulsione dell’alto ufficiale dalla Russia per volontà del Cremlino, che mandò via dal Paese 24 tra diplomatici ed esperti militari italiani per rispondere a un’analoga mossa del governo guidato da Mario Draghi che aveva preso la decisione di mandare via dall’Italia trenta fedelissimi di Vladimir Putin. Sono tre gli aspetti messi sotto la lente della magistratura.

Il primo riguarda le “autocertificazioni in virtù delle quali il generale Vannacci ha percepito l’indennità di servizio all’estero che, come è noto, è attribuita in base all’effettiva presenza dei familiari a carico nella sede estera” in cui si contesta la mancata presenza in Russia della moglie e delle figlie del generale. Poi sotto osservazione sono finite le spese per le feste e le cene. Nella relazione si legge che “risulta che il generale Vannacci avrebbe chiesto ed ottenuto rimborsi per spese sostenute impropriamente per organizzare eventi conviviali per la ‘Promozione del Paese Italia’ presso ristoranti di Mosca piuttosto che presso la propria abitazione”. Infine il danno erariale di 9mila euro spesi senza giustificazione per l’uso di auto di servizio.

La Procura di Roma contesta all’alto ufficiale il reato di istigazione all’odio razziale

A questo si aggiunge l’indagine della Procura di Roma per istigazione all’odio razziale per strampalate tesi omofobe e razziste contenute nel suo libro Il mondo al contrario, aperta a seguito delle denunce di diverse associazioni. Sempre ieri si è saputo della querela presentata per diffamazione nei confronti di Vannacci dalla pallavolista Paola Egonu. Al centro della denuncia ci sono le parole che il generale dice sul conto e sui tratti somatici della campionessa di pallavolo della nazionale italiana all’interno del suo libro: “Anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”, scrisse il generale. Da qui la decisione della pallavolista di procedere con la querela, depositata a Bergamo e trasmessa a Lucca per competenza territoriale, dato che Vannacci risiede a Viareggio, in cui accusa di diffamazione il generale, contestando appunto le frasi sui suoi “tratti somatici”.

E poi c’è la querela dell’atleta Egonu

Il pubblico ministero ha optato per l’archiviazione e la decisione è stata impugnata dalla Egonu; adesso si attende la decisione del gup che dovrà decidere se procedere con l’archiviazione o se disporre il giudizio per il generale. “Ho scritto un libro nel quale ho manifestato delle opinioni: forse per qualcuno criticabili, ma rimangono tali. Credo che nel 2023 le opinioni si combattono sul piano delle argomentazioni e non con la censura o nei tribunali”, ha commentato il generale. Il suo avvocato, Giorgio Carta, invece ironizza: “L’unica istigazione fatta è alla riflessione e alla lettura. Nessuna istigazione all’odio. Anche Galileo Galilei è stato processato per le sue idee ma 300 anni dopo è stato assolto. Speriamo, per dati anagrafici, di risolvere prima questa vicenda”. A ben vedere Galileo Galilei tra le altre cose non aveva il comodo paracadute di uno scranno dell’Europarlamento a Bruxelles gentilmente offerto da uomini di governo del suo tempo.