Vaticano, altri guai per la dama del cardinale Becciu. La faccendiera Marogna è accusata di peculato e appropriazione indebita. Resterà in carcere in attesa dell’estradizione

Passano le settimane ma non accenna a placarsi lo scandalo sui fondi per i poveri sperperati dal cardinal Angelo Becciu. Anzi questo terremoto giudiziario che sta creando imbarazzi presso la Santa Sede, come succede in un romanzo a puntate, si arricchisce quotidianamente di nuovi particolari tanto che da ieri a Cecilia Marogna, ossia la cosiddetta dama Becciu finita in manette martedì, viene contestato anche il peculato per distrazione di beni in aggiunta all’appropriazione indebita. Ma le sorprese non sono finite qui. Dalla lettura della richiesta formulata dall’autorità dello Stato della Città Vaticano e inviata all’Interpol al fine di ottenere l’estradizione dell’indagata, spunta anche un dettaglio inedito ossia che i reati sono stati compiuti con l’aggravante del “concorso con persone allo stato ignote”.

LUNGAGGINI GIUDIZIARIE. Si tratta di una notizia passata in sordina ma che potrebbe presagire ulteriori sviluppi in questa complicata vicenda che ha travolto il cardinale Becciu, ex numero tre della gerarchia d’Oltretevere, costretto da Papa Francesco a rassegnare le proprie dimissioni quando l’inchiesta è deflagrata pubblicamente. Decisiva per il proseguo dell’inchiesta sarà proprio l’estradizione da Milano, luogo in cui la Marogna è stata arrestata, alla Città del Vaticano luogo in cui le autorità non vedono l’ora di chiedere conto dei 500mila euro che le sarebbero stati pagati dalla Segreteria di Stato per diretta volontà di Becciu.

Peccato che per portare la 39enne cagliaritana in Vaticano si prospettano tempi piuttosto lunghi. Questa mattina la quinta Corte di Appello di Milano ha convalidato l’arresto e disposto per lei il carcere. La convalida è stata decisa dopo aver rilevato la “gravità dei fatti” e “il pericolo di fuga”, in quanto la donna si sarebbe “appropriata di fondi della Santa Sede a lei assegnati per fini istituzionali”. Domani mattina si aprirà, sempre nel capoluogo lombardo, il procedimento relativo all’estradizione. La sua condotta, per la legge italiana, porterebbe a configurare anche il reato di autoriciclaggio. A conti fatti per concludere l’intero iter serviranno diverse settimane che potrebbero diventare mesi nel caso in cui la difesa decidesse, qualora lo ritenesse necessario, di ricorrere in Cassazione.

STORIA INEDITA. Comunque la si veda, questa scandalo ha però un significato che va ben oltre la pura e semplice vicenda giudiziaria. Infatti è la prima volta che i giudici milanesi sono chiamati a decidere su un’estradizione verso il Vaticano, com’è senza precedenti anche il caso di un laico italiano estradato nello Stato del Papa. Senza contare che l’affare è grosso perché sui conti riferibili alla donna, ritenuta esperta di questioni geopolitiche e mediazioni internazionali, nonché titolare di un’azienda con sede a Lubiana, sarebbero finiti bonifici per un totale di 500 mila euro pagati in quattro tranche, ricevuti dalla Santa Sede per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa tra cui le trattative per la liberazione di missionari rapiti. Peccato che per le autorità vaticane quasi la metà di quei denari sarebbero stati utilizzati per l’acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso. Vicenda per la quale Becciu, dopo aver fatto sapere di sentirsi “truffato”, si è detto pronto a sporgere denuncia nei confronti della signora con cui, a suo dire, “i contatti attengono esclusivamente questioni istituzionali”.