Veleni infiniti su Tridico. Pure a 150mila euro lo stipendio del presidente dell’Inps è sotto la media. Così ora nel tritacarne finisce anche la portavoce

Ora è ufficiale. Il caso di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, è il nuovo tormentone autunnale. E già, perché pur di sparare contro il Governo, ora nel tritacarne dei veleni finisce pure la sua nuova portavoce, Daniela Bracco, appena assunta ma solo dopo una selezione iniziata lo scorso 5 agosto. “Tridico non ha dato la Cassa integrazione ma ha assunto un nuovo addetto stampa, da 80mila euro l’anno”, grida allo scandalo il leader della Lega, Matteo Salvini. Contraddicendo se stesso.

Già, perché se lo scandalo sono gli 80mila euro l’anno della nuova portavoce (cifra peraltro sotto la media per incarichi analoghi), cioè più del precedente stipendio (62mila euro l’anno) dello stesso presidente prima che la sua retribuzione non fosse stata doverosamente adeguata (a 150mila, comunque anche dopo l’aumento tra i più bassi tra i manager pubblici, vedi tabella in alto) alle oggettive responsabilità della carica rivestita allora vuol dire che la precedente retribuzione (62mila euro) di Tridico era obiettivamente troppo bassa.

Ma facciamo un passo indietro. La storia è complessa ed ampiamente ricostruita dei dettagli, ma quelli che interessano, in definitiva, sono solo pochi punti. La Repubblica, spara ad alzo zero: “Tridico si alza la paga con effetto radioattivo”, ma dà, come spesso le capita, una craniata contro la roccia dell’evidenza. L’Inps smentisce la retroattività e Tridico smentisce che si sia alzato lo stipendio. In effetti, il presidente dell’Ente pensionistico pubblico, prendeva “solo” 60mila euro all’anno nonostante le sue enormi responsabilità, a fronte di un tetto massimo (di legge) di 240mila: quattro volte tanto.

Vito Cozzoli, allora capo di gabinetto del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, propose – anche alla luce delle note del Mef – un salomonico 150mila euro l’anno. I giornali che supportano l’opposizione si sono gettati a palla sulla vicenda gridando allo scandalo e – soprattutto – mettendo in giro la fake news dell’auto-aumento dello stipendio, peraltro finanziato dal taglio alle cosiddette “buste arancioni” che permettono al cittadino di ricostruire la propria pensione in termini di proiezione futura. Ma la polemica non accenna a diminuire anche in queste ore, sebbene Tridico abbia chiarito quello che è accaduto.

Nonostante questo giornaloni, giornalini, masmedioni e masmedini, non danno tregua e cercano di rivoltare la frittata dopo aver fallito clamorosamente il bersaglio. Tridico è uno dei vertici della Pubblica Amministrazione peggio pagato ed invece che prendersela con i veri boiardi di Stato che da decenni solcano impunemente e scandalosamente le rotte dello Stato, si attacca l’agnello sacrificale che prendeva una miseria, 60 mila euro per dirigere uno dei più grandi Enti pensionistici del mondo. E qui sta tutta la strumentalità untuosa dell’attacco portato. Vi sono appunto personaggi che da decenni si fanno tutti i gabinetti dei ministeri prendendo fior fiore di stipendi e i loro nomi neppure dicono nulla.

Tridico invece viene impallinato per una miseria, a confronto. Segno che in Italia ormai si è perso il senno, sommersi da stupidaggini social e fake news si perde di vista il senso comune per le cose, passando inopinatamente da un estremo all’altro. Lasciamo perdere Pasquale Tridico e dedichiamoci – se proprio lo vogliamo fare – a rendere noti i nomi di chi percepisce mega stipendioni di Stato nell’oscurità di un polveroso ministero. Non è un esercizio difficile, ma “lor signori” non lo vogliono fare perché sempre questi nomi sono legati alla politica e le cifre sono altrettanto imbarazzanti di quelle percepite da Tridico, ma alla rovescia.