Veltroni ritorna sulla scena e si schiera con Matteo

di Fausto Cirillo

Per celebrare al meglio il ritorno di Valter Veltroni (dall’anonimato politico, mica dall’Africa), Enrico Mentana si è prestato ieri al dolore della differita tv. Il giornalista che più di tutti ama la diretta ha infatti accettato di registrare in anticipo la prima puntata di “Faccia a faccia”, il suo nuovo programma su La7.
Il suo ospite – che ha trovato in Fabrizio Barca un modesto sparring partner – lo ha ricompensato porgendo al telespettatore innanzitutto la sua dose media giornaliera di banalità politologiche: «Se Renzi avesse vinto le primarie le cose sarebbero andate sicuramente diversamente»; «Le elezioni devono essere un mezzo e non il fine»; «Vincere le elezioni significa innanzitutto mettere insieme uno schieramento che sia in grado di diventare maggioranza»; «Questo è un Paese che vive il suo momento più drammatico e chi si propone di guidarlo deve dare l’idea di condividere questo Stato. Deve avere la percezione di avere in testa un’idea di società, di valori e di diritti».
Con una buona dose di malizia, non si è nemmeno sottratto alla soddisfazione di pronunciare l’orazione funebre in onore di Pier Luigi Bersani: «Per lui ho grande solidarietà e rispetto perché è andato a infoltire la lista dei leader di centrosinistra che sono stati giustiziati in corso d’opera. Aver fatto la campagna elettorale sulla linea di smacchiare il giaguaro ha dato a Berlusconi ciò di cui è più contento perché Berlusconi gode ogni volta che si fa un referendum su se stesso».
L’ex leader post comunista è passato quindi all’analisi sulla balcanizzazione interna del suo partito: «Le correnti sono diventate il sequestro della bellezza di un partito dove invece è bello discutere. Anche in passato esistevano, ma prima si discuteva con la convinzione che ciascuno ragionasse con la propria testa. Oggi la sensazione è che basti appartenere a una corrente, con sempre meno contenuti politici, che le cose e le prospettive personali prendono una certa direzione».
I 101 parlamentari del suo partito che nel segreto dell’urna hanno bocciato la candidatura di Prodi a presidente della Repubblica hanno così inferto «una pugnalata all’idea di Pd. Un partito o è un organismo vivo in cui si sta insieme perché insieme si decide, altrimenti è una federazione di capi-corrente».

Coincidenze
Possibile che il gran ritorno di Veltroni si sia limitato a questo? Tranquilli. L’ex sindaco di Roma è infatti riuscito a lanciare anche alcuni messaggi significativi, che sono stati subito letti come un esplicito appoggio a Matteo Renzi. Soprattutto quando ha precisato che «se questo Governo decide di aprire la sfida di un passaggio di fase attraverso la scelta di un sistema alla francese, darebbe al suo mandato un significato più alto. Ma deve essere chiaro che è un passaggio necessario, temporaneamente definito perché l’Italia deve ispirarsi al modello della democrazia dell’alternanza». Esattamente quanto sostiene il primo cittadino di Firenze, che da tempo finge di sostenere Enrico Letta ma intanto lavora per il suo logoramento a Palazzo Chigi. Una coincidenza significativa. Veltroni ha infine invitato Renzi «a conquistare un elettorato più di sinistra» ma intanto un dato sembra ormai certo: da ieri sera il sindaco del capoluogo toscano può comunque contare anche sul suo voto.