C’è anche uno scudo penale nella delibera di vendita dello stadio di San Siro (non) votata ieri dalla giunta Sala. Milan e Inter potranno infatti rescindere dal “contratto” di vendita dello stadio San Siro di Milano se sull’operazione dovessero essere aperte “indagini o procedimenti penali che impediscano l’inizio dei lavori nei tempi concordati” o mettano in “discussione la bancabilità del progetto”.
È quanto emerge dalla delibera di vendita del Meazza. Una richiesta di ‘scudo penale’ per i club da eventuali inchieste della magistratura che è stata presentata e recepita ieri dal Comune su richiesta dell’avvocato Alberto Toffoletto dello studio Nctm. In una mail inviata alla vice direttrice generale di Palazzo Marino, Carmela Francesca, il legale ha chiesto un “regime di protezione” dell’acquirente nel caso “che si apra un procedimento penale relativo a qualche profilo dell’operazione di vendita e sviluppo della Grande Funzione Urbana San Siro”. Anche qualora si rivelasse in seguito “infondato” ma che possa “avere l’effetto di bloccare i lavori o impattare negativamente sulla bancabilità dell’operazione”.
Secondo la delibera, che dovrà passare il vaglio del Consiglio comunale, in caso di indagini della Procura di Milano o eventualmente della Corte dei Conti le squadre e il Comune si impegnano a “incontrarsi per valutare la soluzione”, cercare di “salvaguardare l’efficacia del contratto” e valutare “la possibilità” di arrivare alla “risoluzione del contratto”. Se le indagini dovessero impedire “l’avvio dei lavori” entro i “primi 9 mesi” dalla stipula, ognuna delle due parti potrà “recedere dal contratto” nei successivi 30 giorni attraverso la “restituzione” dell’area a fronte del “rimborso” di quanto già versato.