Veneto, il Pd ci crede. E pure Bersani si butta sulla renziana Moretti, la sua ex fedelissima che gli ha voltato le spalle

Sulla carta la partita appare proibitiva. Ma sognare è lecito in casa Partito democratico. E se addirittura è arrivata anche la spinta dell’ex segretario Dem, Pier Luigi Bersani, alla corsa in Veneto della candidata governatrice, Alessandra Moretti, vuol dire che forse la spaccatura è meno grave di quello che si dice. Bersani scende in campo per la squadra: “Chi si ritiene di sinistra, davanti al rischio che possa vincere la Lega di Salvini, ha il dovere di andare a votare e di votare Pd”, ha detto Bersani, senza però nascondere le divergenze e, senza dimenticare, che proprio la Moretti gli ha voltato le spalle con una capriola pazzesca. Si dà il caso che l’attuale candidata governatrice era una di quelle bersaniane di ferro che, però, col cambiare della direzione del vento è saltata sul carro renziano. La Moretti, per chi non lo ricordasse, è stata anche la portavoce di Bersani. Salvo, poi, la conversione. Insomma con tutti questi ingredienti il sostegno dell’ex segretario era tutt’altro che scontato.

LE DIVERGENZE
Sono molti, però, i punti non condivisi da Bersani nella guida del Partito democratico. “Non tutto quello che sta facendo il Pd adesso mi soddisfa e mi piace, però il Pd è casa mia, la mia speranza, il mio sogno”, ha affermato l’ex segretario a margine di un incontro ieri a Padova. “Io non la vedo affatto chiusa la partita in Veneto non so perché stia girando questa idea. Credo che la mobilitazione del centrosinistra ci sarà come quella della sinistra. Sono convinto che potremo avere qualche sorpresa. Il Pd, poi, è un partito grande, un partito giovane che ha solo otto anni e deve ancora stabilizzarsi, ma non vedo altra speranza per il Paese e voglio credere che il Veneto non voglia togliersi via dalle prospettive politiche del Paese”. Un sostegno che non che far piacere all’entouragge renziano. E date le circostanze da campagna elettorale non sono mancate le frecciate di Bersani alla Lega: “C’è autonomismo e autonomismo. Quello di sinistra e del centrosinistra che ha radici antiche, è un autonomismo universalistico, e guarda avanti. Quello della Lega guarda indietro, ci si fa regredire e chiudere”.

I RIVALI
Per Silvio Berlusconi, invece, quella veneta è una partita chiusa. Che sente già in tasca grazie al candidato leghista, Luca Zaia. Gli azzurri che sembravano solo qualche giorno fa ad un passo dal baratro hanno ripreso pepe e confortati anche da qualche numero crescente negli ultimi sondaggi inneggiano già a una vittoria che va oltre il Veneto. Stando a sentire Renato Brunetta ci potrebbe essere davvero un trionfo: “Renzi mette le mani avanti. Parlavano di un 7-0, poi di un 4-3. Ma la verità è che ora siamo 5-2 per noi”. Non manca certo l’ottimismo al capogruppo azzurro alla Camera. La verità la conosceremo lunedì prossimo. Senz’altro la competizione resta aperta in quasi tutte le regioni. Il Pd spera anche nel Veneto leghista.