Venghino Signori venghino. Riapre la Leopolda, l’evento dell’anno per i cacciatori di poltrone

Al via oggi l’edizione numero sette della Leopolda. Dietro l’apoteosi del renzismo c’è un passaggio obbligato per i cacciatori di poltrone pubbliche

Ci siamo. Come ogni anno è arrivato l’appuntamento con il rito renziano per eccellenza, quella Leopolda ormai giunta alla settima edizione. Una kermesse che in questo week end difficilmente resisterà alla tentazione di trasformarsi in uno “spottone” per il Sì al referendum costituzionale, lasciando magari in secondo piano la fase di elaborazione di “nuove” idee per l’Italia che aveva contraddistinto le prime edizioni. Che la consultazione del 4 dicembre sarà un leit motiv è confermato anche dalla cabina di regia di questa Leopolda numero sette, affidata alla società Stand by me di Simona Ercolani, la stessa che poco tempo fa ha assunto l’incarico di organizzare la campagna per il Sì al referendum.

L’EVOLUZIONE
Ma al di là dell’argomento che verosimilmente catturerà l’attenzione, non si può non registrare la mutazione genetica subìta dalla Leopolda in questi sette anni. Inutile girarci intorno. All’inizio la kermesse ha lanciato Matteo Renzi come rottamatore della vecchia politica clientelare e antimeritocratica. Ma nel corso degli anni il super meeting non ha fatto altro che trasformarsi in una sfilata di coloro che sono saliti sul carro renziano beneficiando di poltrone e scranni di ogni tipo. A partire dai due che forse più di tutti gli altri hanno incarnato questo trend: Andrea Guerra, all’epoca Ad di Luxottica e poi diventato super consigliere economico di Renzi (ora Ad di Eataly), e Antonio Campo Dall’Orto, forse il primo a scommettere sulle chance di Renzi e anni dopo premiato con la poltrona di direttore generale della Rai (dalla quale in realtà non sta molto brillando). Ma sono tanti i cosiddetti “miracolati” della Leopolda. Si pensi alle prime edizioni in cui prendevano la parola un allora giovane responsabile del Pd a Palermo, Davide Faraone, e uno “spaesato” sindaco Pd di Lodi, Lorenzo Guerini. Oggi il primo è stato premiato con la poltrona di sottosegretario all’istruzione, il secondo con quella di vicesegretario del Pd nazionale (in pratica il vice Renzi). Sempre agli albori della Leopolda a intervenire sul palco era spesso Riccardo Luna, giornalista, all’epoca direttore della rivista Wired Italia, in tempi recenti assurto al rango di “digital champion”, ossia super consulente digitale di palazzo Chigi.

GLI ALTRI
E che dire di Fabrizio Landi? Quando anni fa prendeva la parola alla manifestazione renziana era numero uno del gruppo Esaote, produttore di sistemi diagnostici, mentre oggi occupa un posto nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica. Per non parlare degli interventi di Catia Bastioli, all’epoca apprezzata amministratrice dell’azienda chimica Novamont, successivamente sistemata dal “giglio magico” sulla poltrona di presidente di Terna. Poi c’è Roberto Reggi, prima sindaco renziano di Piacenza, oggi capo dell’Agenzia del Demanio. E che dire di Tommaso Nannicini, economista bocconiano quando interveniva alle prime Leopolde o oggi sottosegretario a Palazzo Chigi? Insomma, potere di una kermesse organizzata da quella fondazione Open il cui pezzo grosso è l’avvocato Alberto Bianchi, gran “tesoriere” della manifestazione, anche lui premiato negli anni con una bella poltrona nel Cda dell’Enel.

Twitter: @SSansonetti