Il processo a Verdini una nuova tegola sul Nazareno

di Francesco Carta

E sono quattro. Quattro tegole per Denis Verdini. E, di conseguenza quattro tegole sul Patto del Nazareno. Il nuovo rinvio a giudizio per “concorso in corruzione” dell’ex coordinatore del Pdl riguarda la partecipazione ad appalti e commesse pubbliche, come la realizzazione della Scuola Marescialli dei carabinieri di Firenze, in violazione delle regole sull’affidamento dei pubblici appalti. È la quarta medaglia al demerito, dunque, collezionata dal novello costituente Denis Verdini.

LE RIPERCUSSIONI
Ovviamente, pensare che la cosa possa non incidere sul Patto del Nazareno è da illusi. È una questione di dati, d’altronde. Quarto rinvio nell’era del Nazareno, su un totale di otto incontri tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Tutti alla presenza ovviamente del “sacerdote” Verdini. In pratica, parliamo di un rinvio a giudizio ogni due incontri. Sarebbe forse il caso che Verdini non partecipi più alle riunioni. Ma, battute a parte, è proprio questa la richiesta della minoranza del Partito Democratico. Pippo Civati, a riguardo, è stato chiaro: “All’ottavo incontro del Nazareno e al quarto rinvio a giudizio, un invito alla prudenza: almeno Verdini si astenga dal partecipare agli incontri riservati in cui si decide il futuro politico e istituzionale del nostro paese. Dovrebbe essere Renzi a chiederglielo…”.

I RENZIANI TENGONO DURO
Ovviamente, però, anche la minoranza del Pd al suo interno ha voci dissonanti. E allora se per Civati la presenza di Verdini ai vertici è inopportuna, per il grosso dei bersaniani è inopportuna, ma meglio non fare polemiche dopo la tregua sul jobs act. Per Renzi, come raccontava ieri l’Huffington Post, l’asticella è, manco a dirlo, la più alta: “Finché si tratta di rinvii a giudizio – dicono i suoi con linguaggio sbrigativo – chissenefrega”.

ENNESIMA UDIENZA
Certo, è solo un rinvio, come dicono i renziani. Ma è il quarto. Un vero e proprio poker. Prima l’affaire della P3; poi il 15 luglio scorso il rinvio per la vicenda legata alla gestione del Credito cooperativo fiorentino (Ccf) del quale il senatore è stato presidente fino al 2010; infine il 22 settembre il gup di Roma lo manda a processo con l’accusa di finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita di un immobile che in poche ore fruttò una plusvalenza di 18 milioni di euro. Ed ora l’ultimo tassello: l’inchiesta era esplosa nel 2010. Il nome del parlamentare era apparso in alcune conversazioni telefoniche, in particolare quelle riferite all’imprenditore Riccardo Fusi, della Btp, riguardo l’appalto della Scuola Marescialli. Che venne vinto nel 2001 dalla Btp alla quale fu però poi tolto e dato, nel 2005, all’Astaldi. A Verdini è contestato proprio di essersi adoperato con il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli affinché l’impresa del costruttore Fusi venisse rimessa nel possesso dei cantieri della Scuola.