Verso l’intesa sugli Stati generali dell’economia. Schiarita tra i giallorossi sul summit per il rilancio voluto da Conte. Di Maio: “Il Governo gode di buona salute”

Tanto tra le parti sociali quanto tra le forze politiche a prevalere sembra lo scetticismo. Eppure il premier non intende mollare. Non ha alcuna intenzione di rinunciare alla sua scommessa che ha lanciato nel corso della conferenza stampa del 3 giugno: gli Stati generali dell’Economia che potrebbero aprirsi già venerdì. Un momento di confronto e raccolta di idee in vista del Recovery plan, con cui l’Italia intende presentare all’Europa la sua sfida ambiziosa per una rinascita economica e sociale. Dopo giorni di altissima tensione tra il Pd e il premier, accusato di voler ballare da solo, ieri dalla direzione dem il segretario Nicola Zingaretti ha dato il via libera all’iniziativa (leggi l’articolo) ma ha tenuto il punto, chiedendo “attenzione al rigore, al rispetto di tempi certi” perché “non possiamo sbagliare”.

I dem chiedono che il processo di rilancio economico venga studiato nei dettagli e lungo una traiettoria temporale molto più lunga, forse, di quella immaginata dal premier. E soprattutto a Giuseppe Conte i big del Pd, come Dario Franceschini, hanno chiesto di condividere tempi e modi dell’iniziativa e di evitare fughe in avanti. Una richiesta di collegialità a cui il premier non sarebbe intenzionato a sottrarsi pur di condurre in porto l’iniziativa. I lavori dovrebbero cominciare a Villa Pamphilj giovedì ma non vi è certezza. Il vertice con i capidelegazione convocato in tarda serata potrebbe fare chiarezza su tempi e modi. Nelle mani di Conte c’è anche il documento per il rilancio consegnatogli dal team Colao considerato “una base di lavoro”. E sul tavolo ci dovrebbe essere anche un testo preparato dal presidente del Consiglio insieme al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

Gli Stati generali potrebbero incrociare il Pnr, il piano nazionale di riforme, che verrà presentato in settimana. A oggi, a ogni modo, l’iniziativa non solo non suscita l’entusiasmo del Pd ma incontra perplessità anche tra gli altri alleati. “E’ nostro dovere parteciparvi e dare il nostro contributo ma un po’ di scetticismo ce l’ho: le riunioni sotto i flash, organizzate in pochi giorni, rischiano di portare più alla forma che alla sostanza”, dichiara Luigi Marattin di Iv. E Matteo Renzi, dopo aver ironizzato sul fatto che una volta che lui ha fatto pace con Conte a litigarci è il Pd, dichiara: “Non importa la forma giuridica con la quale si apre questa discussione, il punto è farla seriamente”. E prudenza su tempi e modi alberga anche dalla parte dei Cinque Stelle.

“Bisogna fare le cose bene, quello che progettiamo oggi per il futuro vale da qui a dieci anni. Serve subito un incontro serrato, che duri il necessario, per avere il quadro delle richieste, le istanze e le visioni per fare sintesi, e da lì parte un percorso che può durare il tempo che deve durare. Non possiamo immaginare una cosa troppo di fretta”, dichiara il capo politico M5S Vito Crimi. Che ribadisce l’importanza di coinvolgere anche le opposizioni. Più entusiasta Leu. “Un’occasione per definire l’idea di un Paese diverso”, è quanto si augura Nicola Fratoianni.

“Credo che il dibattito finché resta nella presa di posizione delle forze politiche, ma che giunge sempre a un risultato comune è legittimo” ha detto, invece, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sottolineando “che in nessun paese del mondo si sta discutendo in questo momento storico di buttare giù un Governo e farne un altro”. “Credo che gode di buona salute – ha aggiunto Di Maio riferendosi all’esecutivo in carica – che stia affrontando questa crisi sanitaria ed economica nel migliore di modi, non significa in maniera perfetta ma nel migliore dei modi. Dobbiamo ringraziare governatori e sindaci per il lavoro che fanno ogni giorno perché solo attraverso una filiere istituzionale coesa si potrà affrontare questa crisi economica”

“Quando mi arriva l’invito lo valuterò con gli alleati, ma basta con il gioco a buttare la palla avanti”, dichiara la leader di FdI, Giorgia Meloni. “Per partecipare dovremmo prima essere invitati. Vediamo se il governo vuole realmente un dialogo con le opposizioni. Da noi sempre massima disponibilità per fare l’interesse degli italiani”, dice l’azzurro Antonio Tajani. Pessimista, come da copione, il leghista Matteo Salvini: “L’unica certezza degli Stati generali, al momento, è la rissa interna al governo”. Alla finestra sindacati e imprese in attesa dell’invito e di avere voce in capitolo.