Via ai licenziamenti selettivi. Ma nessuno sa quanti saranno. Il Governo pensa ad un decreto in vigore da luglio. Mancano però le stime sui posti che salteranno

Il Governo pensa ad un decreto sui licenziamenti in vigore da luglio. Mancano però le stime sui posti che salteranno.

Via ai licenziamenti selettivi. Ma nessuno sa quanti saranno. Il Governo pensa ad un decreto in vigore da luglio. Mancano però le stime sui posti che salteranno

Allo studio una proroga dello stop ai licenziamenti in base a un criterio della selettività. Il governo sta pensando a un decreto, che potrebbe arrivare entro la fine del mese e cioè la prossima settimana, per spostare il termine per l’invio delle cartelle e per prolungare la cig Covid per alcuni settori in crisi, come il tessile, legandola al blocco dei licenziamenti che scade appunto il 30 giugno.

L’approvazione del decreto Sostegni bis, prevista nella seconda metà di luglio, avrebbe richiesto troppo tempo considerando la scadenza del primo del mese. Sulla selettività si era registrata nei giorni scorsi la convergenza tra il Pd e parte della Lega (Giancarlo Giorgetti). Tanto che fonti parlamentari dem affermano: “Siamo ottimisti sulla mediazione del ministro del Lavoro Andrea Orlando (nella foto) per una proroga selettiva del blocco dei licenziamenti”.

Rimangono contrari al criterio della selettività e chiedono per tutti la proroga del blocco, almeno fino alla fine di ottobre, i sindacati. Che trovano una sponda importante nel M5S. “Nelle ultime settimane, con senso di responsabilità, abbiamo più volte chiesto alle altre forze politiche di sedersi con noi intorno a un tavolo per trovare un’intesa. Queste richieste troverebbero ora spazio in un decreto, che il Governo dovrebbe approvare in zona Cesarini.

L’ipotesi di una proroga selettiva che circola in queste ore, però, desta molte perplessità soprattutto perché non sono chiari né il perimetro d’intervento né gli eventuali criteri scelti, affermano i deputati pentastellati Teresa Manzo e Niccolò Invidia, capogruppo rispettivamente nella commissione Bilancio e in quella Lavoro. Accende un faro sulla possibilità che salga la tensione sociale nel Paese il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: “Garanzie per i lavoratori è necessario che ci siano, sennò esiste un rischio sociale, ma questo sicuramente viene tenuto in considerazione”.

Di certo la mediazione trovata a suo tempo dal premier, e benedetta dal leader della Lega Matteo Salvini, non è stata ritenuta adeguata dai sindacati e da buona parte delle forze politiche, a partire da Leu e dal M5S . Il compromesso del premier Mario Draghi, infatti, sulla possibilità dal primo luglio per le imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria senza dover pagare le addizionali fino al 31 dicembre con l’impegno a non licenziare di fatto lascia alle imprese la libertà di scelta. Le aziende possono decidere di non usare la Cig e licenziare. E’ quanto rischia di avvenire con la Whirlpool (leggi l’articolo).

I circa 350 lavoratori del sito di Napoli rischiano di essere le prime vittime dello sblocco dei licenziamenti. Adesso bisognerà capire se lo stop ai licenziamenti selettivo salverà anche loro. La discussione sui criteri per identificare i settori più vulnerabili per i quali si deciderà di prorogare il blocco è ancora aperta: finora tra comparti considerati più vulnerabili si è parlato di tessile e calzaturiero, ma la messa a punto della misura potrebbe portare ad allargare il campo, includendo forse anche le aziende su cui sono aperti tavoli di crisi.

Come per esempio la Whirlpool. Ad ogni modo né i sindacati né il governo sono in grado di fare stime sui posti a rischio con la proroga del divieto in base alla selettività. Invece quelle relative alla fine del blocco generalizzato variavano dai 570 mila posti a rischio ventilati da Bankitalia ai 100mila di Confindustria, dai due milioni azzardati dalla Uil ai 70mila previsti dall’Ufficio parlamentare di bilancio. “Se si vuole i tempi tecnici” per prorogare il blocco “ci sono tutti. Dare oggi il messaggio che i problemi si risolvano licenziando è un errore”, dichiara Maurizio Landini, numero uno della Cgil. Che avverte: “Se il Governo considera normale che da luglio si licenzi non staremo a guardare”.