Un richiamo che rimbomba forte. Fortissimo. “Il Sinodo non è un Parlamento, dove per raggiungere un consenso o un accordo comune si ricorre al negoziato, al patteggiamento, ai compromessi”, parola di Papa Francesco ai vescovi, aprendo in Vaticano i lavori dell’assemblea generale del Sinodo sulla famiglia. Tre settimane di confronto e, molto probabilmente, anche di scontro. Prendono il via stamattina alle 9 i lavori del sinodo sulla famiglia voluto da Francesco per concludere il dibattito avviato nella Chiesa un anno fa. Il documento finale sarà votato sabato 24 ottobre. E il clima di attesa è quasi quello di un Conclave. La platea dei partecipanti è ampia: 74 cardinali, 175 arcivescovi e vescovi, 6 patriarchi, 2 parroci, 13 religiosi semplici. Dovranno cercare di trovare una mediazione, come sottolinea La Repubblica, su temi che alla vigilia appaiono divisivi nel mondo cattolico: la comunione ai divorziati risposati, la questione delle coppie di fatto, il tema della contraccezione e l’atteggiamento nei confronti delle unioni omosessuali. Proprio quest’ultimo nodo ha infiammato la vigilia del sinodo. Prima la notizia del faccia a faccia di Bergoglio – durante il viaggio negli Usa – con una funzionaria arrestata per aver rifiutato di celebrare matrimoni gay; poi l’annuncio di un incontro tra il Papa e un suo vecchio amico omosessuale argentino, che gli ha presentato il compagno della sua vita. Infine il clamoroso coming out del teologo polacco Charamsa. Francesco – prima nella veglia di preghiera di sabato, poi ieri nella messa con i padri sinodali – ha provato a mantenere una posizione di equilibrio rispetto ai due fronti contrapposti, per semplicità definiti dei progressisti e dei conservatori. Ha sottolineato l’indissolubilità del matrimonio e al tempo stesso ha ammonito: “Se chiude le porte, la Chiesa tradisce se stessa”. Nel gruppo più intransigente – rispetto ad aperture nella dottrina – ci sono esponenti come Mueller (prefetto della Congregazione per la dottrina della fede), Pell, Cafarra, Scola. Sul fronte opposto innanzitutto il teologo Kasper, il primo – durante il Concistoro straordinario del febbraio 2014 – ad aprire alla comunione per i divorziati risposati. E poi i cardinali Maradiaga, Marx, Vingt-Trois. Anche per evitare polemiche, quest’anno le fasi intermedie di elaborazione del documento resteranno riservate. Il confronto si preannuncia tutt’altro che indolore. Ma molti sono convinti che alla fine il Papa riuscirà a evitare strappi. E se anche la dottrina non verrà modificata, la pastorale familiare sarà ridisegnata all’insegna della nuova visione del pontificato: quella della Chiesa “ospedale da campo” che accoglie i suoi figli feriti.
11/10/2024
22:07
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