È rimasta solo la ministra al Turismo Daniela Santanchè a ritenere “chiarite” le sue vicende imprenditoriali prima di entrare a fare parte del governo. Il Tribunale di Milano ha deciso ieri di dare il via libera all’ispezione giudiziale della sua ex società, Visibilia Editore, e a Palazzo Chigi si dice che anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni stia perdendo la pazienza.
Il Tribunale di Milano ha deciso di dare il via libera all’ispezione giudiziale dell’ex società della ministra del Turismo Santancè, Visibilia Editore.
Nella camera di consiglio dopo l’udienza del 28 settembre i giudici Amina Simonetti, Maria Antonietta Ricci e Alima Zana, con un lungo dispositivo che elenca diverse irregolarità, hanno decretato l’ispezione giudiziale della holding quotata del disastrato gruppo editoriale-pubblicitario in base all’articolo 2409 del codice civile. L’iniziativa era stata chiesta dagli azionisti di minoranza, guidati da Giuseppe Zeno, che vogliono vederci chiaro sugli opachi assetti societari dell’azienda capitanata dalla ministra Santanchè fino a due anni fa.
Sotto la lente dei magistrati sono finiti la conversione in azioni di due prestiti obbligazionari convertibili (Poc) del 10 ottobre 2017 con il fondo Bracknor, successivamente ceduto a Negma Group, e l’anomala esecuzione di tali contratti, per l’esecuzione nel 2020 di operazioni con società correlate “di dubbia economicità in un contesto di conflitto di interesse” relativa ad “acquisti di testate e domini da Visibilia”. Per i giudici il “nuovo organo gestorio di Visibilia Editore spa” non può “dirsi sia posto in decisa discontinuità con il precedente consiglio di amministrazione”.
Nel provvedimento i giudici scrivono dei “gravi episodi relativi alle violazioni della normativa inerente le comunicazioni al pubblico delle partecipazioni azionarie che può avere gravi ricadute sull’esercizio del diritto di voto in assemblea (violazione che parrebbe sia stata compiuta da chi stava a presiedere il nuovo Cda della società)”, ossia Ruffino, che era alla guida anche di Sif Italia, maggiore azionista di Visibilia In più, il Tribunale tratta dei “gravissimi fatti, dannosi sotto più livelli, relativi alla violazione della disciplina della Cassa integrazione durante il periodo Covid, noti alla società fin dal 2022”.
I rilievi dei giudici: “Nessuna iniziativa presa verso i vertici precedenti nonostante fatti gravissimi”
Per i giudici, nella gestione di Visibilia nulla è cambiato perché il bilancio 2022 è stato presentato “all’assemblea di maggio 2023 in continuità con il bilancio 2021 e così a dirsi per la semestrale al 30 giugno 2023”. Nessuna “iniziativa” è stata presa nei confronti dei “precedenti componenti del consiglio di amministrazione in relazione ai gravissimi fatti” relativi alla gestione della Cig Covid, su cui è in corso un filone di inchiesta per truffa aggravata allo Stato. E l’aver affidato, scrive il Tribunale, “per altro tardivamente ad uno studio specializzato l’interlocuzione con Inps per sanare la posizione contributiva non esaurisce certo le possibili iniziative della società a riparazione dei gravi fatti di mala gestione”.
I nuovi amministratori, poi, non hanno “preso chiara e convincente posizione” sulle “ragioni che hanno portato la società con i precedenti amministratori ad accordare a Visibilia srl in liquidazione una dilazione nel piano di rientro del suo debito con saldo portato dal 2023 al 2025”.
Per queste ragioni il Tribunale ritiene necessari accertamenti sulla “situazione patrimoniale della società fin dall’esercizio 2022 in relazione alle poste di bilancio”, soprattutto sulla “voce avviamento e imposte anticipate”. E serve un “approfondimento istruttorio, in relazione al sospetto della violazione da parte degli amministratori dei propri doveri”. Il vice capogruppo del Pd alla Camera, Toni Ricciardi, ha chiesto alla presidente Meloni di chiedere le dimissioni di Santanchè “per difendere le istituzioni”. L’ipotesi è molto più vicina di quel che sembra.
La Procura di Milano ha ritirato l’istanza di liquidazione giudiziale
Intanto la Procura di Milano ha ritirato l’istanza di liquidazione giudiziale, ossia la richiesta di fallimento, per Visibilia Concessionaria, una delle società del gruppo fondato dalla ministra del Turismo. Nelle scorse udienze gli avvocati della senatrice di Fratelli d’Italia avevano sottolineato che la società, che raccoglie la pubblicità per le riviste del gruppo, non avrebbe più “alcun debito scaduto e non pagato”. E che solo “finalità precauzionali” hanno portato alla scelta di aprire la procedura stragiudiziale della “composizione negoziata della crisi”. Ne resta ancora pendente un’ultima che riguarda Visibilia in liquidazione, società per cui è in corso un procedimento per l’omologa della ristrutturazione del debito.