Via dalla moneta unica, la Lega ha tirato il freno. Caduta nel nulla la proposta del 2013 per dividere in due l’Eurozona

di Stefano Sansonetti

Proviamo a immaginare la scena. Paolo Savona, ammesso e non concesso che riesca a ottenere il ministero dell’economia, va a Bruxelles a proporre ai suoi interlocutori la “segmentazione controllata dell’eurozona”. Cosa si sentirebbe rispondere? La domanda, verosimilmente, è retorica. E forse quella proposta non verrà mai avanzata. Eppure l’espressione era contenuta all’interno del cosiddetto “Manifesto di solidarietà europea”, lanciato nell’agosto del 2013 da un gruppo di economisti eurocritici tra cui spiccavano gli italiani Antonio Maria Rinaldi, Alberto Bagnai e Claudio Borghi. Gli ultimi due, per inciso, sono finiti in Parlamento con la maglia leghista. Il primo, invece, è soprattutto attivo in televisione. Quello stesso manifesto, dicevamo, cinque anni fa proponeva la “segmentazione controllata dell’eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi”.

Il passaggio – L’euro, proseguiva il documento, “potrebbe rimanere per qualche tempo la moneta comune di paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei”. Questo stesso manifesto, presentato a Roma il successivo aprile del 2014, venne ampiamente sostenuto da Savona, seppur mai entrato a far parte dei firmatari. La domanda, però, è che fine abbia fatto quel documento. Ce n’è ancora traccia sul sito internet ad hoc che all’epoca venne lanciato per veicolare i suoi contenuti. Ma lo stesso è sostanzialmente in stato di abbandono: on line, tanto per dire, l’ultimo evento aggiornato risale proprio all’aprile del 2014. E pensare che all’epoca tra i firmatari era spuntato fuori pure Frits Bolkestein, ex commissario Ue al mercato interno (autore della famosa, omonima direttiva), anche lui prima europeista, poi eurodeluso. Insomma, la conclusione è che dei contenuti in quel manifesto non si parla praticamente più.

Diplomazia – Chissà, magari “l’insabbiamento” dipende dal fatto che i professori italiani anti-euro nel frattempo si sono avvicinati al Palazzo. Questo non significa certo aver rinnegato quella stagione molto “movimentista”, alimentata anche dalle frequenti ospitate a La Gabbia, la trasmissione condotta in quegli anni su La7 da Gianluigi Paragone, anche lui nel frattempo entrato in Parlamento, sponda grillina. Ma magari i toni apocalittici di allora sono stati un po’ ammorbiditi dalla diplomazia. Del resto il calice del compromesso, per chi come i grillini e i leghisti adesso vuole governare, deve essere bevuto. E non necessariamente avrà un sapore così amaro come ci si aspetta. Più che di “imborghesimento”, allora, si può parlare di un inserimento nel quadro istituzionale che di per sé comporta l’abbassamento dei toni. Per il resto non si può far altro che aspettare le prime mosse di attuazione dell’ormai famoso programma del cambiamento.