Via il Reddito di cittadinanza a chi non va a zappare

Per Lollobrigida il lavoro nei campi c'è e se i percettori del reddito di cittadinanza vi si sottraggono è perché preferiscono poltrire.

Via il Reddito di cittadinanza a chi non va a zappare

Il cognato più famoso d’Italia, ovvero Francesco Lollobrigida, non ci delude mai. Il ministro dell’Agricoltura conferma l’ostilità del governo nei confronti dei poveri e dei sussidi che li aiutano a mettere il pranzo con la cena. Rispondendo a un’interrogazione del M5S alla Camera, Lollobrigida ha rilanciato il solito ritornello: il lavoro nei campi c’è e se i percettori del reddito di cittadinanza vi si sottraggono è perché preferiscono poltrire sul divano e dunque non hanno diritto ai sussidi, ovvero al metadone di Stato come ha avuto modo di affermare a suo tempo sua cognata e premier, Giorgia Meloni.

Lollobrigida ha rilanciato il solito ritornello: il lavoro nei campi c’è e se i percettori del reddito di cittadinanza vi si sottraggono è perché preferiscono poltrire sul divano

Lollobrigida sta andando avanti con questa storia da giorni. Approfittando del palco del Vinitaly il ministro di Fratelli d’Italia ha detto che “nelle campagne c’è bisogno di manodopera e i giovani italiani devono sapere che non è svilente andare a lavorare in agricoltura. Anzi, quello che non è un modello di civiltà è non andare a lavorare, stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza”. Un concetto che ha replicato il giorno dopo. “Prima di accedere ai decreti flussi ovviamente si deve fare una verifica di quanta disponibilità di lavoro c’è su base interna. Noi abbiamo tante persone che abbiamo anche visto in televisione dire: in Italia non c’è lavoro e quindi se ci tolgono il reddito di cittadinanza noi siamo costretti ad andare a rubare. Prima di andare a rubare io volevo segnalare anche a loro che esistono migliaia di posti di lavoro che sono occupati da persone che lo fanno con dignità e anche ben pagati”.

Nel 2022 sono stati assunti 890.652 operai agricoli: di questi, 91.772 risultano appartenenti a nuclei che hanno percepito il Rdc fra il 2019 e il 2023

A sbugiardare il ministro è stata dal M5S, la vice di Giuseppe Conte, Alessandra Todde. Secondo i numeri contenuti nella relazione Inps presentata al convegno Inapp del 23 marzo, nel 2022 sono stati assunti 890.652 operai agricoli: di questi, 91.772 risultano appartenenti a nuclei che hanno percepito il Rdc fra il 2019, anno in cui tale misura è entrata in vigore, e il 2023. Parliamo del 10,3% del totale, una percentuale degna di nota. “Invece di propalare l’ennesima fake news – dice Todde – il ministro avrebbe potuto e dovuto verificare queste cifre; al contrario, al solo fine di guadagnarsi qualche facile applauso e i titoli dei soliti giornali amici, ha attaccato i poveri. Ciò dimostra la cifra di questo Governo. Il 35% degli operai agricoli, secondo i dati dell’Inps, guadagna meno di 9 euro lordi l’ora; il 18,6% non arriva a 8 euro l’ora”.

Nel 2021 sono stati circa 230mila i lavoratori irregolari nei campi, vittime di caporali e imprenditori

Sullo sfruttamento dei braccianti poi c’è un ampia letteratura a smentire Lollobrigida. Nel 2021 sono stati circa 230mila i lavoratori irregolari nei campi, vittime di caporali e imprenditori. Tra loro ben 55mila donne. Questo esercito di sfruttati, immigrati e italiani, raggiunge oltre un quarto dell’intera forza lavoro in agricoltura. Un mondo di nuovi schiavi fortemente radicato in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio, con tassi di oltre il 40%, ma ben presente anche nel Centro-Nord con percentuali tra il 20 e il 30 per cento. Quasi due quinti delle ore effettivamente lavorate annualmente dai dipendenti agricoli sono irregolari, pari a oltre 300 milioni di ore sul totale di 820 milioni. A certificarlo il VI Rapporto agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, presentato a novembre dello scorso anno. Il Reddito di cittadinanza – ha spiegato alla Camera il pentastellato Dario Carotenuto – serve proprio a salvaguardare i lavoratori dalla schiavitù del salario, che, tra l’altro, è proprio quella che contraddistingue il lavoro agricolo. Ma il ministro ignora o finge di ignorare tutte queste evidenze.

Lollobrigida non solo non si scusa ma insiste

Lollobrigida non solo non si scusa per le frasi sui percettori del Reddito di cittadinanza ma insiste. Numerosi settori produttivi, come quello della sanità, dell’edilizia, quello alberghiero, dei trasporti, della ristorazione, oltre che il settore agricolo, denunciano – argomenta – una carenza di forza lavoro. Le domande previste sono 238.335, soddisfatte solo per un terzo dalla quota prevista dal decreto flussi. Questi dati fanno rilevare in maniera oggettiva che in Italia esiste una consistente offerta di lavoro regolare, che viene pagata. Nel contempo, però, centinaia di migliaia di cittadini italiani – denuncia – percepiscono il Reddito di cittadinanza, giustificato esclusivamente dall’assenza di offerta lavoro, si tratta cioè di persone che possono lavorare ma dicono che non c’è lavoro.

“Una parte della politica, da un lato, auspica l’ampliamento dei flussi, al fine di coprire con l’immigrazione la predetta richiesta. Dall’altro lato, però, sostiene che i percettori di reddito che siano abili al lavoro non possano occupare le posizioni lavorative disponibili e addirittura che la maggior parte di loro non sia in condizione di trovare lavoro per mancanza di scolarizzazione e di formazione adeguata. Delle due, l’una: o le offerte di lavoro delle quali parliamo sono da considerarsi indegne e, se lo fossero per coloro che si dicono pronti a rubare in assenza di reddito di cittadinanza, dovremmo affermare che noi, quando apriamo ai decreti flussi, non importiamo forza lavoro da integrare nel tessuto sociale e produttivo ma nuovi schiavi (io però mi rifiuto di pensare e di prendere in considerazione in Italia un’idea indegna come questa), oppure si tratta di lavoro degno, come qualsiasi lavoro che attribuisce a chi lo svolge un ruolo sociale, senza gravare sulle spalle di chi è disponibile a svolgerlo, che sia immigrato o cittadino italiano, sacrificandosi e pagando le tasse”.

Il ministro non dice nulla sul lavoro povero che dilaga in agricoltura

È ovvio – minaccia Lollobrigida – che “nessuno può, né vuole, obbligare chi non sceglie queste occupazioni lavorative disponibili per soddisfare le proprie necessità, ma allo stesso modo nessuno può pretendere che, alla sua legittima scelta, corrisponda il diritto di percepire un sussidio sulle spalle di chi decide di contribuire alla crescita economica di questa nazione, in linea con la Costituzione italiana”. Lollobrigida non cita minimamente i percettori del sussidio 5S che sono andati a lavorare nei campi né dice una parola sul fatto che il governo non ha mosso una virgola per attivare corsi di formazione per i giovani che vogliono cimentarsi anche nella pratica agricola. Né sul lavoro povero che dilaga in agricoltura. Nulla di nulla.