L’Italia è il primo Paese europeo a introdurre l’obbligo vaccinale per gli over 50. Dal Consiglio dei ministri via libera all’unanimità al nuovo decreto anti-Covid

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto che prevede nuove misure anti-Covid, con l'obbligo vaccinale per gli over 50.

L’Italia è il primo Paese europeo a introdurre l’obbligo vaccinale per gli over 50. Dal Consiglio dei ministri via libera all’unanimità al nuovo decreto anti-Covid

Si è conclusa a Palazzo Chigi, dopo circa due ore e mezzo, la riunione del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto legge (qui la sintesi) che prevede nuove misure anti-Covid, con l’obbligo vaccinale per gli over 50. Il via libera al nuovo provvedimento è arrivato all’unanimità.

“C’è stato un consiglio dei ministri importante – ha detto al termine della riunione il ministro della Salute, Roberto Speranza – che ha approvato all’unanimità norme rilevanti che ci possono aiutare nelle prossime settimane a contrastare il virus, la più importante è l’obbligo vaccinale a tutti i cittadini del nostro paese che hanno più di 50 anni, che verrà controllato in particolare nei luoghi di lavoro attraverso l’utilizzo del Green Pass rafforzato”.

“Le scelte che stiamo facendo è di restringere il più possibile l’area dei non vaccinati, perché è quella che provoca un peso sanitario sui nostri sistemi ospedalieri” ha spiegato Speranza sottolineando “nei nostri ospedali le terapie intensive sono occupate per due terzi da non vaccinati e in area medica si tratta del 50%. Dobbiamo restringere il più possibile l’area dei non vaccinati che provoca un peso significativo sui nostri ospedali”.

“Grande soddisfazione per le decisioni approvate oggi in Consiglio dei ministri” ha detto, invece, il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. “Nonostante le diverse posizioni di partenza all’interno della maggioranza – ha aggiunto -, è stata accettata all’unanimità, in una logica di responsabilità e collaborazione, la proposta del presidente Draghi di introdurre l’obbligo vaccinale per tutti gli over 50 dal 15 febbraio, primi e unici in Europa”.

“È stato, altresì, deciso di introdurre l’obbligo di Green Pass standard (3G) – ha spiegato ancora Brunetta – per l’accesso ai servizi alla persona, agli uffici pubblici, ai servizi postali, bancari e finanziari e alle attività commerciali, con le sole eccezioni delle attività primarie ed essenziali che saranno individuate con apposito Dpcm”.

“Anche questo – ha aggiunto il ministro per la Pa – è un grande passo in avanti, che favorirà, ovviamente, la vaccinazione. Ancora una volta il Governo è riuscito a trovare il giusto equilibrio per tutelare la salute dei cittadini, che al 90% hanno già scelto responsabilmente di vaccinarsi, senza mettere a repentaglio il percorso di ripresa e di crescita del Paese”.

“Altro risultato importante – ha concluso l’esponente dell’Esecutivo – è che si è esteso il Green Pass a tutto il mondo dei fruitori dei servizi, pubblici e privati. Per andare in banca occorrerà avere il Green Pass, per andare dal notaio, alle Poste, all’Inps, all’Inail, occorrerà avere il Green Pass, quindi quasi dappertutto eccetto per andare a comprare il cibo”.

“Il dato è che sono state prese decisioni all’unanimità nello spirito di tenere la scuola aperta – ha detto, invece, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi -, con tutte le cautele per i diversi gradi di istruzione. Dove vi è un caso vi è la possibilità di fare un test e abbiamo dato le risorse per poterli garantire. Un’operazione condivisa presa all’unanimità. Dove ci siano situazioni preoccupanti come tre casi, si fa la Dad per un tempo determinato, 10 giorni. La volontà è di aprire in presenza ed in sicurezza”.

“C’è stata una discussione articolata e serena, che si è conclusa all’unanimità: la scelta di fondo è che si torna ad una scuola in presenza e in sicurezza” ha aggiunto Bianchi spiegando per gli alunni tra 0 e 6 anni, ha aggiunto, “è stato deciso il massimo di tutela” mentre per i più grandi tutta la classe andrà in Dad con tre positivi. “Un intervento molto articolato che va incontro alle richieste delle Regioni”, ma, ha concluso, “si va in Dad solo per 10 giorni, in modo che si sappia prima quando inizia e quando finisce”.