La Sveglia

Vietato cantare di pace. Pure sul palco di Sanremo

Da un paio di giorni rimbalzano sui giornali le accuse della comunità ebraica di Milano al cantante Ghali.

Vietato cantare di pace. Pure sul palco di Sanremo

Da un paio di giorni rimbalzano sui giornali le accuse della comunità ebraica di Milano al cantante Ghali che sarebbe colpevole di cantare a Sanremo una canzone con il verso “con linee immaginarie bombardate un ospedale”. Per il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi non è possibile “accettare che nella nostra Italia, nel paese dei nipoti di quanti hanno stilato le Leggi Razziali, si possa spacciare una tale propaganda antisraeliana, in prima serata, sulla televisione pubblica”.

Da un paio di giorni rimbalzano sui giornali le accuse della comunità ebraica di Milano al cantante Ghali

L’accusa, ovviamente, è sempre la stessa: antisemitismo. Da parte sua il cantante ha spiegato che la canzone “affronta anche il tema della guerra, ma che non è conseguenza degli attacchi del 7 ottobre in Israele. È stata scritta prima, ed io mi sono chiuso in una bolla per fuggire dai pensieri”. “È necessario – ha poi aggiunto Ghali – prendere una posizione perché il silenzio non suoni come un assenso. Se la mia canzone porta luce su quello che si finge di non vedere, allora ben venga. Non si può andare oltre”.

Meghnagi – lo dice Bruno Montesano, del Laboratorio Ebraico Antirazzista – è “noto per essere di estrema destra”. Due anni fa chiamava per nome (“Giorgia e Ignazio”) la presidente del Consiglio Meloni e il presidente del Senato La Russa esprimendo apprezzamento per una destra che “mai ha mancato di schierarsi con Israele in politica estera” aggiungendo “ci accomuna l’amore per il valore della libertà… sapendo conservare le tradizioni e l’identità”. Come ricorda Paolo Mossetti nel Giorno della memoria del 2023 è sempre con La Russa che Meghnagi sceglie di abbracciarsi in pubblico. Qualche tempo fa accusò di antisemitismo Conte e i 5S. Alla minaccia di querela si scusò. Giusto per chiarezza.