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Redazione

“Vietato parlare della Rai”: nel giorno dell’European Media Freedom Act, TeleMeloni impone il silenzio social

Vietato parlare della Rai sui propri profili personali. Pena azioni disciplinari. A dirlo il documento interno diramato dai vertici.

Pubblicato il 8 Agosto 2025 - Aggiornato il 8 Agosto 2025 alle 22:08 di Andrea Sparaciari
“Vietato parlare della Rai”: nel giorno dell’European Media Freedom Act, TeleMeloni impone il silenzio social

Con un tempismo da Guinness dei Primati, i vertici di Viale Mazzini hanno scelto proprio l’8 agosto, ovvero il giorno dell’entrata in vigore della direttiva European Media Freedom Act – che mira a tutelare la libertà di stampa in tutta l’Unione – per comunicare ai dipendenti Rai che è vietato divulgare notizie riguardanti l’azienda. A partire dai propri profili social. Anche da quelli personali…

Leggi anche: I vertici Rai negano i contratti al minimo garantito alla Vigilanza

Mentre Ursula esultava, i vertici Rai chiudevano la bocca ai giornalisti

Un remainder arrivato proprio mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dichiarava urbi et orbi (cioè via social…) che “una stampa libera e indipendente è un pilastro essenziale della nostra democrazia”, e che grazie alla nuova direttiva in vigore da ieri “i giornalisti possono continuare il loro fondamentale lavoro in tutta sicurezza, senza interferenze o intimidazioni”. Un messaggio non perfettamente recepito dai colonnelli di TeleMeloni, evidentemente. Anzi.

La nota di Rossi

Con la comunicazione n.3535, dal titolo “Divulgazione di informazioni mediante profili social”, infatti, i vertici del servizio pubblico italiano hanno voluto ricordare “a tutto il personale” le “norme aziendali relative all’utilizzo dei social network”. In particolare l’Amministratore delegato Giampaolo Rossi (che firma la nota) ha inteso rammentare come “i vigenti regolamenti aziendali prevedono che la divulgazione di atti, notizie e informazioni relative all’Azienda, in qualsiasi contesto pubblico (compreso quello delle piattaforme social), sia di pertinenza esclusiva dell’ufficio stampa”.

Ma soprattutto ha tenuto a precisare che “anche la pubblicazione sui profili social personali è considerabile alla stregua di comunicazione pubblica, e pertanto vincolata dal Codice Etico”. Sui profili social aziendali, invece, “l’attività deve rispondere unicamente all’esigenza di pubblicazione di contenuti editoriali e/o promozionali dei prodotti audiovisivi di competenza”.

La minaccia velata Rai

La nota di Rossi si conclude con un avvertimento niente affatto velato agli eventuali trasgressori: “In ragione di quanto sopra, si ribadisce dunque che qualsiasi violazione di quanto già normato sarà valutato sotto i profili disciplinari”.

L’ira dei vertici di viale Mazzini per il successo dei post di Ranucci

Per comprendere il motivo di un intervento a gamba tesa del genere, che fa carta straccia dell’articolo 21 della Costituzione, bisogna tornare al 29 luglio scorso, quando il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci aveva reso noto sulla sua pagina Facebook che la Rai gli aveva tolto la responsabilità della gestione degli aspetti amministrativi (contratti, trasferte, questioni legali ecc…) del programma. Quel post aveva raggiunto quasi 5 milioni di visualizzazioni. E aveva suscitato violente polemiche nei confronti dei vertici di TeleMeloni.

Così come oltre 4 milioni di views aveva raccolto un altro post, sempre di Ranucci, del 25 luglio scorso, quello nel quale il giornalista annunciava l’avvio di un procedimento disciplinare nei suoi confronti (derubricato in seguito dall’Azienda in un “semplice richiamo alle normative interne”). Idem per i post, anche sui canali social aziendali, che davano conto delle proteste dei giornalisti durante la presentazione dei palinsesti Rai a Napoli.

L’affondo di Schlein contro Meloni

Insomma, la nota di ieri di Rossi appare l’ennesimo tentativo di far cadere una cortina di silenzio su quanto accade nei corridoi di viale Mazzini. Così appaiono più che giustificate le proteste delle opposizioni sulla mancata applicazione del nuovo regolamento europeo. Per tutti valgono le parole di Elly Schlein che ieri ha denunciato il “rumoroso silenzio di Giorgia Meloni e del governo” nel giorno in cui “entra in vigore” il Media Freedom Act che garantisce “pluralismo e una libera informazione”.

“È da più di un anno – ha sottolineato la segretaria dem – che ricordiamo al governo questa scadenza, ma per colpa loro l’Italia da oggi è fuorilegge e rischia una procedura di infrazione. Si sono occupati di tutto al di fuori che recepire questa normativa europea”, conclude. Sì, di tutto, post di Ranucci compresi…

di Andrea Sparaciari

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