Dopo tre mesi dalla formazione del governo la Vigilanza non c’è ancora. La Commissione non si è insediata e intanto Renzi trama nell’ombra

Vigilanza Rai, a 3 mesi dall'insediamento di Meloni non c’è ancora. La Commissione non si è insediata e intanto Renzi trama nell’ombra

Dopo tre mesi dalla formazione del governo la Vigilanza non c’è ancora. La Commissione non si è insediata e intanto Renzi trama nell’ombra

Sono passati tre mesi da quando il governo di Giorgia Meloni ha giurato e da quel momento, una dopo l’altra, sono state occupate tutte le poltrone più ambite. Tutte tranne quella della presidenza della Vigilanza Rai che, dopo tanto tempo, resta ancora incredibilmente vacante.

Può sembrare un dettaglio di poco conto, del resto ci sono problemi all’apparenza molto più impellenti a cui la politica deve dare risposta, ma così non è perché la Vigilanza è l’organismo deputato a verificare il funzionamento del servizio pubblico e di conseguenza a tutelare l’informazione.

Peccato che dopo tre mesi di governo, la Commissione non si è nemmeno insediata e, ad oggi, nessuno sa quando lo farà. Una sterminata impasse che non può che essere il frutto delle tensioni interne ai partiti, dove in molti avrebbero messo gli occhi sull’ambita poltrona, e soprattutto per le liti nell’opposizione a cui, per prassi, viene concessa la presidenza della Vigilanza.

Che questa sia la situazione lo lascia presagire il fatto che, ad oggi, diversi partiti non hanno neanche indicato i componenti che andranno a comporre la Commissione.

La strategia di Matteo

Quel che è certo è che qualcosa si è inceppato perché la partita per il prestigioso incarico soltanto un paio di mesi fa sembrava già chiusa a chiave con l’accordo tra Pd e M5S – su cui perfino Carlo Calenda è sembrato fin qui favorevole – che prevedeva di far finire ai primi la presidenza del Copasir – poi effettivamente finito all’ex ministro dem Lorenzo Guerini – e ai secondi la Vigilanza Rai.

Peccato che Matteo Renzi non si è mai rassegnato a questo patto tra le opposizioni e per questo, ormai da mesi, ha lanciato la sua personale opa per conquistare la guida della Commissione. Lo ha fatto capire in diverse occasioni, non ultima con l’intervento al TG1 mattina in cui ha preannunciato battaglia: “Chi sarà la candidata o il candidato del Terzo Polo lo decideremo quando sarà convocata la Commissione di Vigilanza sulla Rai”.

Un nome che lui, in realtà, ha già ben chiaro in testa: Maria Elena Boschi.

Tutto fermo

Il problema è che il leader di Italia Viva non sembra voler tenere in considerazione il fatto che, almeno sulla carta, la poltrona spetterebbe al Movimento 5 Stelle. Questo perché le due forze maggiori dell’opposizione, ossia il Pd e appunto i 5S, si erano accordate per spartirsi le due poltrone che, di norma, vengono assegnate all’opposizione.

E Renzi lo sa ma ha deciso di giocare le proprie carte perché se è vero che per legge il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) spetta all’opposizione, non si può dire altrettanto per la Vigilanza Rai che viene assegnata loro “per prassi”. Tutto ciò, inevitabilmente, si traduce nel fatto che per eleggere la presidenza c’è bisogno dei voti della maggioranza o al limite della loro astensione.

Ed è proprio su questo ruolo che spetta alle forze che sostengono il governo che il leader di Italia Viva sta provando a spingere visto che, norme alla mano, nulla vieterebbe a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, di ignorare questa prassi preferendo convergere su un candidato diverso.

Insomma la partita è ancora tutta da scrivere e nel Movimento che vorrebbe proporre uno tra l’ex ministro Stefano Patuanelli dato in pole position, Riccardo Ricciardi e Alessandra Todde, sono in molti a temere che alla fine Renzi possa davvero riuscire a fare loro lo sgambetto stringendo un patto con la premier Meloni.