Vigilare sulle Camere costa, ma l’Authority non ha freni. Spese pazze all’Ufficio Parlamentare di Bilancio ma gli atti prodotti si contano sulle dita

Vigilare sulle Camere costa, ma l’Authority non ha freni. Spese pazze all’Ufficio Parlamentare di Bilancio ma gli atti prodotti si contano sulle dita

di Carmine Gazzanni

Solo quattro comunicati dall’inizio del 2016. Due rapporti nel corso dell’intero 2015. E, negli stessi 365 giorni, dieci audizioni parlamentari (nemmeno una al mese), nove focus tematici e una sola nota di lavoro. Il tutto, al modico costo di sei milioni di euro. Parliamo dell’ormai noto Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), l’Authority che “campa” sui soldi per metà della Camera e per metà del Senato e che si occupa di finanza pubblica, di trasparenza e di sostenibilità del bilancio. La sua istituzione è una conseguenza del famigerato “fiscal compact” e del recepimento del principio del “pareggio di bilancio” ma che, a conti fatti, è una sorta di doppione della Ragioneria generale dello Stato, della Corte dei Conti e dei Centri Studi di Camera e Senato. Proprio ieri è stato presentato a Montecitorio il bilancio preventivo 2016 dell’Ufficio, da cui emerge che il costo della struttura, anche per gli anni a venire, non scende: ci si mantiene sui 6 milioni. Ma, anzi, la struttura sarà ampliata, visti i “progressi compiuti dall’Ufficio, nel corso del 2015”, come si legge nella relazione. E così, nel corso di quest’anno, alle 18 unità di personale se ne aggiungeranno altre 11, con la qualifica di “esperto”. Non male se si considera che per tale carica è previsto uno stipendio di 60mila euro annui. Che può salire anche a 140 mila euro se si passa a “esperto senior”.

TRIUMVIRATO D’ORO – Insomma, l’Ufficio, nonostante sia di fatto copia di altri istituti e nonostante il non brillante rapporto costi/lavoro, ha tutta l’intenzione di ampliarsi. Una fortuna per il tiumvirato che guida l’Authority. Per dire: il presidente Giuseppe Pisauro, come riporta il sito istituzionale, percepisce il massimo consentito dalla legge, 240mila euro annui. E i due suoi colleghi non sono da meno: Chiara Goretti è consigliere parlamentare di Palazzo Madama, un ruolo che consente, con gli scatti di anzianità, di arrivare alla stessa fatidica soglia dei 240. Un po’ meno percepisce, invece, l’economista Alberto Zanardi che si “ferma” a 192mila euro. È inevitabile, allora, che soltanto il costo del personale risucchi gran parte dei soldi a disposizione: per pagare gli stipendi nel 2016 se ne andranno ben 3 milioni 471 mila euro, cui poi bisogna aggiungere 1,315 milioni di oneri sulle retribuzioni a carico dell’ente. In altre parole, quasi 5 dei 6 milioni stanziati sono per il pagamento del personale della struttura. Una struttura che, come visto, lavora alacremente. Tanto alacremente che nemmeno l’ampliamento di organico basta.

SPAZIO ALLE CONSULENZE – E così, dalle tabelle del bilancio di previsione, spunta lo stanziamento  di ulteriori 230mila euro per collaborazioni con enti e associazioni varie per gli anni a venire. Ma poi, ovviamente, poi c’è bisogno di far conoscere i frutti del lavoro. Ed ecco che allora, sempre dalla relazione, spuntano 10mila euro per l’organizzazione di convegni e 95mila euro per il rimborso di viaggi e missioni. Esattamente in linea con quanto speso negli anni appena trascorsi. Per carità: bandi e gare d’appalto sono molto contenute. Ma anche qui fioccano interessanti curiosità. Chissà, ad esempio, per chi è stata comprata una sedia ergonomica al costo di oltre 500 euro.

GIORNALISTI ALLA CARICA – E, intanto, mentre Montecitorio è chiamato a vidimare il suo bilancio di previsione, l’Authority già è partita alla carica per ampliare la sua struttura. A cominciare da un esperto di comunicazione. Poco più di una settimana fa, infatti, è stato pubblicato l’elenco dei 28 candidati. E, ovviamente qua e là, spuntano persone ben navigate nel mondo delle istituzioni. A cominciare, ad esempio, da Federica Velluto che ritroviamo anche nell’ufficio stampa diretto nientepopodimenoche da Filippo Sensi, al servizio direttamente del premier Matteo Renzi. Esattamente come Carmelo Dragotta, anche lui presente nelle candidature dell’Upb. Altra “sponda” ma di uguale prestigio anche per Costantino D’Avanzo, che ha lavorato in passato nell’ufficio stampa di VeDrò, il think-thank di lettiana memoria.

Twitter: @CarmineGazzanni