Viminale nella bufera per l’espulsione di Alma Shalabayeva

Viminale nella bufera sul caso dell’espulsione di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. Il capo di gabinetto Giuseppe Procaccini si è dimesso dopo la relazione del capo della polizia Alessandro Pansa, che al ministro dell’Interno Angelino Alfano ha ricostruito tutte le tappe della vicenda in un dettagliato rapporto. Lo stesso Alfano ha riferirà sul caso al Senato alle 18.

Intanto Riccardo Olivo, il legale di Alma Shalabayeva, è stato sentito in commissione Diritti umani di palazzo Madama. Secondo la sua versione dei fatti la polizia sapeva tutto e la questura di Roma ha ostacolato la visione degli atti, impedendo di fatto la richiesta di asilo. “Noi – ha sottolineato Olivo – non abbiamo avuto accesso agli atti: ci dissero che erano nell’ufficio immigrazione. Alcune copie ci sono state consegnate, altre no. E questo è un fatto grave”.

L’avvocato ha parlato di “comportamenti non accettabili” da parte degli uomini che quella notte operarono il blitz. “Ciò che abbiamo appreso è in parte ancora avvolto nel mistero: abbiamo chiesto accesso agli atti sia alla prefettura che alla questura di Roma e non ci sono stati ancora dati”, ha detto il penalista aggiungendo: “L’irruzione è avvenuta di notte nella villetta di Casalpalocco, ed è avvenuta con notevole decisione e con un numero notevole di partecipanti, si parla di 30 o 40, tutti in borghese, distruggendo tutto quello che trovavano e con comportamenti inaccettabili in un Paese civile ed è avvenuta senza procedimenti autorizzativi dell’autorità giudiziaria, ma sulla base apparentemente di una nota dell’Interpol che però non è stata allegata”.

Il legale ha poi precisato che la richiesta d’asilo “non è stata fatta e non è stata formalizzata con i moduli propri del Cie”, ma questo “è stato impossibile perché di fatto, voglio essere molto sincero, ce l’hanno sottratta questa possibilità, oltre ad aver sottratto fisicamente la signora Shalabayeva dal Cie per portarla a Ciampino, prima che cominciasse l’orario di ricevimento di avvocati/parenti al Cie dove poter fare questa cosa”. E poi ancora l’affondo: La polizia poteva sapere che Alma Ayan era Alma Shalabayeva almeno dal 30 maggio”. “Ho la nota della questura”, dice il legale aggiungendo che “questa sarebbe stata una ragione per evitare il trasferimento coattivo della signora”. “Possiamo provare in più sedi che il passaporto in possesso della signora Shalabayeva non è assolutamente falso, ma addirittura è un passaporto diplomatico rilasciato dalla Repubblica del Centro Africa”.