Violentò una tassista a Roma. Rinviato a giudizio Borgese. Il giovane, reo confesso, detenuto a Regina Coeli

Era una mattina dell’otto maggio scorso quando Simone Borgese, il trentenne romano reo confesso, stuprò una tassista in una zona isolata di Ponte Galeria. Ora arriva la decisione del gup Luciano Imperiali che ha rinviato il giovane a giudizio e ha fissato anche già la data del processo al prossimo 6 ottobre davanti ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di piazzale Clodio. Borgese, accusato di violenza sessuale, rapina e lesioni, confessò davanti agli inquirenti di aver violentato una tassista di 43 anni a bordo del suo taxi, sostenendo di aver agito “in preda a un raptus”. Rintracciato e arrestato pochi giorni dopo il fatto, il trentenne è tutt’ora detenuto in carcere.

GLI INTERROGATORI
Determinante, secondo quanto si apprende, sono stati gli interrogatori a cui Borgese è stato sottoposto. Anche se evidentemente provato, hanno riferito gli inquirenti, Borgese ha ricostruito tutto l’accaduto, ribadendo a più riprese la sua colpevolezza. Un raptus che ha rovinato la sua, ma soprattutto la vita di una tassista consumata in una strada sterrata alla periferia di Roma la mattina dell’8 maggio scorso. Il trentenne romano, in questi giorni, è apparso provato ma il suo racconto, la sua ricostruzione delle drammatiche fasi della violenza, è stata sempre “puntuale e dettagliata”.

LA PROVA SCHIACCIANTE
A Borgese gli uomini della Squadra Mobile erano arrivati grazie alla preziosa testimonianza di un collega della donna vittima della violenza. Il tassista aveva riconosciuto nell’identikit reso noto dalla Questura un passeggero che poi pochi giorni fa aveva accompagnato nella stessa zona di Ponte Galeria, dove vive il nonno di Borgese. Secondo quanto raccontato dal testimone alle forze dell’ordine, arrivati davanti all’abitazione, l’uomo, che come nel giorno della violenza aveva con sè un grosso borsone, aveva spiegato al tassista di non avere i soldi per pagare la corsa ma, a garanzia del futuro pagamento, aveva fornito il numero del suo cellulare. Numero su cui gli inquirenti hanno fatto verifiche risalendo all’identità stessa di Borgese. Ma l’uomo non era sconosciuto alle forze dell’ordine. Nel passato del trentenne, infatti, anche piccoli precedenti per furto e minacce al compagno di sua madre.

INIZIATIVA POLITICA
La vicenda, che ha lasciato sconcertati tutti, toccando (e facendo intervenire) anche il mondo religioso e il mondo politico, ha coinvolto direttamente il Partito Democratico capitolino che ha lanciato una proposta, anche in vista del Giubileo: telecamere nelle auto e taxi collegati direttamente con la centrale dell’Agenzia per la Mobilità. Un’idea, spiega il capogruppo del Pd Fabrizio Panecaldo, su cui anche il sindaco Ignazio Marino si è trovato d’accordo. Per ora, tuttavia, la proposta ancora è lettera morta. Ma la pressione affinchè ci sia maggior tutela in quest’ambito, sono forti.