Vitalizi sempre più vicini per deputati e senatori. I 5 Stelle tornano all’attacco, ma Di Maio cade nell’ennesima gaffe e se la prende coi morti

Vitalizi sempre più vicini per deputati e senatori. I 5 Stelle tornano all'attacco, ma Di Maio cade nell'ennesima gaffe e se la prende coi morti

Ora che la partita sullo Ius soli sembra archiviata con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha fatto intendere come la legge non verrà approvata in questa legislatura (accontendando i desiderata di Angelino Alfano), i 5 Stelle tornano alla carica sui vitalizi.

Il prossimo 15 settembre, infatti, i parlamentari matureranno la possibilità di incassare i vitalizi ed è proprio quello che il Movimento vuole osteggiare. Con una conferenza stampa alla Camera del vicepresidente di Montecitorio Luigi Di Maio e dei suoi fedelissimi, Riccardo Fraccaro e Laura Castelli. Accusano il Pd di aver affossato la legge firmata da Matteo Richetti, che avrebbe dovuto essere approvata a fine maggio grazie all’inedito asse tra dem e grillini, ma che è poi stata rinviata per paura di scontentare troppi all’interno della maggioranza, e non solo. Il testo è comunque nel calendario della Camera per questa settimana, ma i grillini non ci credono più di tanto.

Il “ritardo del governo” nel fornire la relazione tecnica sulla proposta di legge Richetti, si legge nello studio di fattibilità finanziaria redatto dall’Ufficio legislativo del gruppo M5S presentato oggi in conferenza stampa, “appare ingiustificato” e “blocca il normale percorso di perfezionamento del provvedimento in oggetto”. Secondo i pentastellati il costo di gestione da parte dell’Inps rappresenta “una falsa problematica in quanto tale carico potrebbe essere gestito anche con l’organico attuale dell’Inps o al massimo con l’impiego di pochissima forza lavoro aggiuntiva, con una spesa massima di 2 milioni di euro a fronte dei 148 milioni di euro annui di risparmio”

La proposta del Movimento 5 stelle per uscire dall’impasse ricorda il loro primo tentativo: far votare un intervento risolutivo dall’ufficio di presidenza di Montecitorio in nome dell’autodichìa, la gestione autonoma delle Camere su quel che riguarda i loro componenti. E quindi, alla presidente Laura Boldrini e agli altri partiti verrà presentato un ordine del giorno che di fatto copia la proposta di legge Richetti da votare insieme al Bilancio di Montecitorio.

“Con l’abolizione del vitalizio vogliamo risparmiare un miliardo e mezzo di euro per i cittadini in 10 anni ma soprattutto – dice Di Maio in conferenza stampa – vogliamo ripristinare un po’ di fiducia nelle istituzioni”.

I vitalizi, dice ancora Di Maio, “li aboliremo subito per i parlamentari dell’Ars se andremo al governo in Sicilia” e a livello nazionale “li combatteremo fino all’ultimo” per abolirli entro la fine della legislatura” perché “noi come istituzione dobbiamo dare l’esempio, altrimenti succede che pure i sindacati si ispirano ai politici per aumentarsi le pensioni”. “E’ un privilegio medievale” che può essere goduto “anche da chi ha fatto il parlamentare per un giorno come un tal Boneschi che ora prende 3.108 euro” e di cui beneficiano persone come “Scajola, Taormina e Laboccetta ma anche Ilona Staller, Vittorio Sgarbi, Ombretta Colli o Eugenio Scalfari che ci fa la morale”.

Peccato che tal “Boneschi” sia Luca Boneschi, avvocato e a lungo militante nel Partito Radicale, deceduto però ad ottobre del 2016. Nelle cronache parlamentari è noto per essere il deputato rimasto in carica per meno tempo: eletto il 12 maggio 1982 in sostituzione del dimissionario Marcello Crivellini aveva presentato le proprie dimissioni dall’incarico, accettate dall’Aula, il giorno successivo.

L’ufficio di presidenza che si occuperà del caso è previsto mercoledì all’ora di pranzo. Il bilancio della Camera dovrebbe poi approdare in aula il 24 luglio per essere chiuso quella settimana, a meno che non slitti alla successiva per l’esame dei decreti Mezzogiorno e vaccini. Sarà in quei giorni che il Movimento alzerà i toni dello scontro per dimostrare di non aver abbandonato – neanche nella sua fase istituzionale – la vecchia battaglia sui costi della politica.