Voto negli uffici postali: come funzionerebbe? L’ipotesi della Commissione sull’astensionismo

Voto negli uffici postali: come funzionerebbe? I dettagli dell’ipotesi avanzata dalla Commissione sull’astensionismo.

Voto negli uffici postali: come funzionerebbe? L’ipotesi della Commissione sull’astensionismo

Voto negli uffici postali: come funzionerebbe? I dettagli dell’ipotesi avanzata dalla Commissione sull’astensionismo.

Voto negli uffici postali: come funzionerebbe?

La Commissione sull’astensionismo ha presentato alcune proposte ideate al fine di contrastare il problema della mancata partecipazione alle elezioni dei cittadini italiani. Tra le proposte sviluppate, infatti, figura ad esempio anche quella di consentire agli italiani che risiedono in qualsiasi area della Penisola di esprimere il voto negli uffici postali o comunali nei giorni che precedono l’election day.

La condizione imprescindibile per poter aderire all’iniziativa del voto anticipato riguarda l’introduzione di un certificato elettorale digitale, soprannominato election pass. A questo punto, dopo aver espresso la propria preferenza, a scheda elettorale compilata dagli aventi diritto al voto verrebbe inserita in un’apposita busta e inviata al seggio “naturale” di assegnazione.

L’ipotesi della commissione sull’astensionismo, le parole del ministro D’Incà

La proposta sul voto negli uffici postali avanzata dalla Commissione sull’astensionismo è stata rilanciata durante la presentazione del libro bianco “Per la partecipazione dei cittadini” della commissione istituita e guidata dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. In questo contesto, il ministro D’Incà ha dichiarato: “L’astensionismo è il sintomo di una malattia, la non partecipazione alla vita pubblica: va studiato per cercare soluzioni”.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, inoltre, ha sottolineato che con il trascorrere degli anni si sta verificando “una sempre maggiore riduzione della partecipazione: alle politiche del 1948 votò il 92% degli italiani, mentre nel 2018 poco meno del 73%. Alle elezioni europee si è passati dall’86% del 1979 al 56,1% del 2019 – e ha aggiunto –. È un trend in continuo calo, e alle ultime amministrative, fra settembre e ottobre, ha votato il 54%, mentre nelle suppletive a gennaio, oltre l’88% non ha votato al collegio di Roma 1, che pure è vicino alle istituzioni”.