Danilo Della Valle, europarlamentare M5S, Ursula von der Leyen col suo discorso sullo Stato dell’Unione vi ha convinti?
“Ci ha convinti e motivati ancora di più a mandarla a casa. Come ha giustamente detto il collega Gaetano Pedullà, intervenuto in plenaria durante il dibattito, lo stato dell’Unione con Ursula von der Leyen è comatoso. Il suo discorso è stato elusivo e deludente, una presa in giro per tutti quei cittadini che credono nei valori della pace e dello sviluppo sostenibile. Per quanto ci riguarda il suo piano di riarmo è una macchia indelebile nella storia europea perché porta il nostro Continente direttamente in guerra e perché toglie risorse allo stato sociale, alla politica di coesione e ai cittadini più vulnerabili e poveri per finanziare le lobby delle armi”.
Perché secondo voi non c’è alcuna alternativa alla sfiducia?
“Perché ce lo chiedono i cittadini e gli imprenditori che incontriamo nei nostri territori. Non c’è nessuna fiducia in questa Commissione dei disastri. Poi c’è il tema di Gaza, l’Unione europea ha tollerato per troppo tempo il genocidio che stanno subendo i palestinesi. Per fermarlo non ha proposto nessun embargo di armi e non viene concessa l’immunità diplomatica ai volontari della Global Flotilla che si sono imbarcati per attraversare il Mediterraneo e portare viveri e beni di prima necessità a Gaza”.
“L’Europa è in lotta. Ha lo stomaco per questa lotta?”, ha chiesto la presidente della Commissione europea. Cosa ne pensa?
“Queste parole equivalgono ad ammettere che l’Ue è entrata in guerra con la Russia. Purtroppo, rivelano la vera postura dell’Unione europea verso il conflitto in Ucraina e cioè il desiderio di diventare parte cobelligerante. Sono parole incendiarie che fanno entrare l’Ue in guerra con la Russia, quando invece sia la Meloni, che Macron che la stessa von der Leyen a parole abbiano sempre negato che fosse così. C’è una escalation in corso ed è grave che le Istituzioni europee nate per affermare la pace in Europa ci portino dritti verso la terza guerra mondiale”.
Sui dazi ha difeso l’intesa siglata con gli Stati Uniti: dà stabilità, ha spiegato.
“Von der Leyen forse voleva dire povertà. L’accordo siglato con Trump condanna a morte migliaia di aziende italiane che esportano le loro eccellenze negli Stati Uniti. Secondo il centro studi Confindustria sono a rischio fino a 23 miliardi di export e 100mila posti di lavoro. Solo un burocrate come von der Leyen può esultare, quando invece le multinazionali americane non pagano le tasse in Europa”.
Sul Green Deal, ha fatto capire von der Leyen, nessun ritorno indietro, a patto però di proseguire nella semplificazione delle regole, nella flessibilità e negli adattamenti senza però mettere in discussione gli obiettivi finali.
“Ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte per accontentare un po’ tutti i gruppi della maggioranza. I Verdi tedeschi si accontentano di vuote rassicurazioni quando invece i fatti dicono esattamente il contrario. Io posso annunciare che ci sono molti europarlamentari dei Verdi, italiani e spagnoli in particolare, che hanno coraggiosamente firmato la nostra mozione di censura per sfiduciare la Commissione”.
Oggi si vota su Gaza ma lo scontro tra popolari e socialisti fa saltare il testo comune della maggioranza Ue su quanto sta accadendo nella Striscia. Altro che appello all’unità arrivato da von der Leyen.
“È stata invece subito smentita. Il suo appello all’unità si è rotto davanti alla decisione da parte del PPE di ritirare la firma dalla bozza di risoluzione comune sulla situazione a Gaza. I socialisti ne prendano atto e stacchino la spina sostenendo la nostra mozione di sfiducia. Il Parlamento europeo rischia di approvare una risoluzione che inneggia agli attacchi di Israele, che mortifica la memoria di 60mila morti a Gaza e che chiude gli occhi davanti al genocidio: un oltraggio alla verità e al diritto internazionale. Noi presenteremo emendamenti che vanno in tutt’altra direzione: riconoscimento del genocidio, embargo di armi, tutela di Francesca Albanese dalle sanzioni americane, invito ad eseguire i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra contro Netanyahu e Gallant e, infine, sostegno alle misure annunciate dal governo spagnolo per porre fine all’azione militare israeliana a Gaza. Servono azioni concrete per fermare Israele, non chiacchiere per accontentare qualche europarlamentare con i rimorsi di coscienza”.