A zig zag tra destra e sinistra, ecco la carica dei transfughi. Ex FI e An col Pd, gli alfaniani riabbracciano Berlusconi

Dal Centrodestra al Centrosinistra. E viceversa. In qualche caso il viaggio è addirittura di andata e ritorno. La carica dei transfughi è trasversale. Come il travaso da uno schieramento all’altro che attraversa il Paese dalla Sicilia alla Lombardia. Lasciando spesso sul campo ferite profonde tra i quadri territoriali dei partiti. Costretti, nel migliore dei casi, a turarsi il naso di fronte a scelte calate dall’alto e difficili da digerire. Tanto per gli elettori quanto per i politici locali, magari depennati dalle liste per fare largo ai candidati preferiti da Roma.

Cambio di passo – In Sicilia, per dire, il Partito democratico è in subbuglio. Al punto che il neonato movimento dei “partigiani” del Pd, promette battaglia contro il “modello padronale” imposto dal vertice nazionale. “Voteremo Pd, ma non sappiamo se faremo campagna elettorale”, avvertono. Non hanno condiviso il metodo, ma soprattutto le scelte. Che hanno aperto le candidature dem nei collegi uninominali della Camera, a Salvatore Lo Giudice (Monreale), mister 9mila preferenze eletto nel 2012 all’Ars nella lista Musumeci Presidente; Nicola D’Agostino (Acireale), già capogruppo alla Regione Sicilia dell’Mpa di Raffaele Lombardo; Leopoldo Piampiano (Palermo-Resuttanza) ex Alleanza Nazionale; Francesco Vasta (Bagheria), già sindaco forzista di Campofelice di Roccella; e Giuseppe Sodano (Agrigento), figlio di Calogero, ex sindaco di Agrigento già senatore per una legislatura con il Ccd. E neppure al Senato mancano le candidature contestate. Come quelle di Fabio D’Amore (uninominale Messina), in passato vicino all’Mpa di Lombardo (prima della rottura nel 2013), e di Valeria Sudano (capolista a Catania nel proporzionale), eletta all’Ars nel 2012 con Cantiere Popolare dell’ex ministro Francesco Saverio Romano. Passato lo Stretto, la musica non cambia. Ecco Nico D’Ascola, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, eletto senatore nel 2013 con il Pdl, per poi seguire Angelino Alfano in Ncd prima e Alternativa popolare (Ap) poi. Sfidò il candidato governatore del Pd, Mario Oliverio, nel 2014. Oggi è candidato, proprio con il Pd, alla Camera nell’uninominale di Reggio Calabria. E sempre per Montecitorio, ma all’uninominale di Cosenza, correrà anche Giacomo Mancini, candidato da Silvio Berlusconi alle Europee del 2009 e alle Regionali del 2014.

In Puglia, il Pd candida alla Camera, nell’uninominale di Molfetta, anche l’ex sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, eletto con il Centrodestra. In Basilicata, invece, approda nelle liste dem via Alfano, in corsa per un seggio a Montecitorio nell’uninominale di Potenza, anche Guido Viceconte. Eletto in questa legislatura senatore con il Pdl e poi transitato in Ncd-Ap, è stato in passato tre volte sottosegretario (Infrastrutture, Istruzione e Interno) nei governi Berlusconi. Risalendo lo stivale, in Campania il Pd si affida, nel collegio uninominale di Torre del Greco per il Senato, a Francesco Manniello che alle Regionali 2010, sotto le insegne dell’Udc, pur non essendo eletto, portò in dote 11mila preferenze all’allora governatore del Centrodestra Stefano Caldoro. In Abruzzo, nel collegio senatoriale di Pescara, è in corsa (in quota Lorenzin via Alfano) la sottosegretaria Federica Chiavaroli, eletta a Palazzo Madama con il Pdl e poi passata in Ncd-Ap. E salendo verso Nord, non c’è solo il discusso nome dell’ex ministro del governo Berlusconi, presidente della Camera e leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini nell’uninominale Senato di Bologna. Più su, in Lombardia, spunta il nome del fedelissimo di Roberto Formigoni, Paolo Alli (uninominale Senato di Mantova). Oltre a quelli di Maurizio Bernardo (numero 2 nel proporzionale Camera di Varese), già eletto due volte a Montecitorio (con Forza Italia e Pdl) prima di approdare (via Alfano) nel 2017 al Pd, e di Angelo Capelli (uninominale Camera di Rozzano), già coordinatore provinciale del Pdl a Bergamo.

Barra al Centro – Nel Centrodestra non è passato inosservato il traffico di rientro. Né i nuovi arrivi. “Non cambiamo idea, restiamo al centro”, è la risposta più gettonata da chi, dopo aver lasciato l’ovile berlusconiano per appoggiare il Centrosinistra, ha deciso di riabbracciare il Centrodestra. A cominciare dagli alfaniani di ritorno. Tra i quali spiccano gli ex ministri Maurizio Lupi, candidato da Forza Italia nell’uninominale Camera di Merate, ed Enrico Costa, in corsa per Montecitorio nel collegio uninominale Camera di Alba-Mondovì per Noi con l’Italia (Nci). In compagnia dell’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, schierato al proporzionale Senato pure lui nelle liste della quarta gamba del Centrodestra. Viaggio di andata e ritorno, ma anticipato, pure per Nunzia De Girolamo: eletta con il Pdl nel 2013, salutò Silvio per abbracciare Angelino appena 8 mesi dopo, per tornare nel Pdl nel 2015. Per lei Forza Italia ha riservato il secondo posto nel listino proporzionale della Camera in Campania 2. Che dire poi di Gaetano Quagliariello? Eletto senatore con il Pdl poi passato con l’Ncd di Alfano, quindi fondatore di Idea. E adesso candidato nell’uninominale Senato in Abruzzo 2 da Forza Italia. In Nci ha trovato posto, invece, l’ex ministro di Berlusconi, Francesco Saverio Romano, eletto col Pdl e poi transitato in Ala con Denis Verdini.

Twitter: @Antonio_Pitoni