Zingaretti contro la Raggi. Se Nicola dice sì addio intesa coi 5S. Il Pd può fare un maxi regalo ai sovranisti. Tregua Meloni-Salvini: contatti per decidere i nomi

Sempre più forte il pressing del Nazareno sul governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti perché scenda in campo alla conquista del Campidoglio.

Zingaretti contro la Raggi. Se Nicola dice sì addio intesa coi 5S. Il Pd può fare un maxi regalo ai sovranisti. Tregua Meloni-Salvini: contatti per decidere i nomi

Sempre più forte il pressing del Nazareno sul governatore della Regione Lazio perché scenda in campo alla conquista del Campidoglio. Ma tanti ancora sono i dubbi di Nicola Zingaretti. L’ex segretario del Pd frena e potrebbe considerare l’ipotesi solo a precise condizioni. Come le dimissioni a settembre così da portare a termine la campagna vaccinale ed escludere la concomitanza tra regionali ed amministrative.

Zingaretti, in realtà, non ha nessun desiderio di gettare alle ortiche l’alleanza col M5S e sa che è una via stretta quella che ha davanti: scendere in campo contro la candidata M5S Virginia Raggi – ieri Luigi Di Maio è tornato a far quadrato sul nome della sindaca – e chiedere contemporaneamente ai pentastellati di continuare a sostenere la sua giunta. Emblematiche in questo senso le parole della senatrice grillina Giulia Lupo: “è veramente incomprensibile agli occhi della gente che ci sia qualcuno che immagina di far cadere anzitempo la Regione Lazio, lasciando il lavoro a metà e con il serio rischio di consegnarla alla destra. Il tutto perché? Per trovare un nome – Zingaretti – da opporre a Virginia, una sindaca coraggiosa e determinata”.

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Dall’altra parte il Pd continua a spingere sul governatore e una pezza d’appoggio sembra fornirla Francesco Boccia: “La legge va rispettata – dice – non chiede a un sindaco quando si candida a presidente di Regione di dimettersi, così come non lo chiede a un presidente di Regione. Ci si dimette solo quando si ha un altro incarico”. Parole contro cui si scaglia l’azzurro Maurizio Gasparri: “Leggo di norme ad personam per fissare a piacimento del Pd e del suo ex segretario la data di eventuali elezioni regionali”. E a cui replica il dem Enrico Borghi: “Si capisce che l’ipotesi di una candidatura autorevole e forte come quella di Zingaretti spaventi la destra”.

Intanto ieri sera il partito ha approvato il regolamento per le primarie che si terranno il 20 giugno. In corsa tre candidati – Giovanni Caudo, Paolo Ciani e Tobia Zevi – e il nome di spicco che il Pd riuscirà a coinvolgere. Se non fosse Zingaretti l’alternativa pronta è l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Rimangono aperti anche i tavoli per le altre città dove si andrà al voto. A Napoli Pd e M5S stanno aspettando che Roberto Fico sciolga la riserva. A Milano Giuseppe Sala per il Pd tenta il bis.

Il Movimento inizialmente sembrava intenzionato ad appoggiarlo, ma poi ha chiarito che ‘forse’ potrebbe sostenerlo in caso di ballottaggio. A Torino i pentastellati sono ancora alla ricerca di un candidato e lo stesso dicasi per il Pd che si affida alle primarie. A dir poco magmatica è la situazione in cui si trova il centrodestra. Il confronto serrato tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni sta rendendo faticosa la scelta dei candidati “giusti”.

Dopo uno scambio di messaggini tra i due leader, Salvini ha espresso grande soddisfazione nell’apprendere “che non ci sono e non ci saranno veti incomprensibili”. E mercoledì ci sarà un tavolo per discutere di amministrative. Ma la riunione sarà solo a livello di responsabili dei dipartimenti enti locali. In quelle ore l’ex ministro sarà impegnato in vista dell’udienza per il caso Gregoretti.

I nomi su cui puntava la Lega per Roma e Milano erano quelli di Guido Bertolaso e Gabriele Albertini. Ma lo stesso Salvini ha ammesso che i troppi “no” nel centrodestra hanno scoraggiato i due che si sono sfilati. A questo punto ritornano i nomi di Maurizio Lupi e Roberto Rasia Dal Polo per Milano. Mentre per Roma si parla di Andrea Abodi e di Chiara Colosimo, a cui si sono aggiunti i nomi di Fabio Rampelli, di Gasparri e Francesco Giro.