Al Senato si dimette il giudice M5S. Così blocca la sentenza sui vitalizi. Colpo di scena sui ricorsi dei 771 ex parlamentari. Dopo i conflitti d’interessi denunciati da La Notizia

Un vero e proprio colpo di scena quello cui si è assistito ieri a Palazzo Madama: si è dimessa Elvira Evangelista, senatrice M5S e membro della Commissione contenziosa del Senato che ieri si sarebbe dovuta pronunciare sui ricorsi dei 771 ex senatori che si sono opposti al taglio del loro vitalizio scattato dal 1° gennaio di quest’anno. Con la conseguenza, inevitabile, che ora è tutto da rifare, ripartendo dall’udienza pubblica una volta sostituito il giudice dimissionario, con il supplente o con un nuovo membro effettivo che toccherà alla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati nominare.

La decisione della Evangelista (leggi l’intervista) nasce da un clima “privo delle condizioni necessarie al rispetto degli interessi in gioco, anche alla luce dei fatti emersi nei giorni scorsi”. Fatti denunciati proprio da La Notizia e dal Fatto che hanno come protagonista l’ex senatore, ex Guardasigilli e oggi capo di gabinetto della Casellati, Francesco Nitto Palma. Anche lui, infatti, aveva presentato ricorso contro il taglio del suo vitalizio da 6.217,16 euro lordi a 5.428,25. Peccato, però, che nella Commissione contenziosa ci siano due persone legate proprio a lui: il presidente Giacomo Caliendo e il componente laico (non senatore) Cesare Martellino. Legami che a seguito del nostro articolo sono finiti nel mirino dei Cinque Stelle, spingendo Nitto Palma a ritirare il ricorso.

Un tentativo in zona cesarini per spegnere la polemica che, però, ha continuato a divampare. Anche perché, al di là del ricorso ritirato, non è escluso che la sentenza – dovesse dichiarare illegittima la delibera sul taglio dei vitalizi tout-court – possa applicarsi anche a chi non ha presentato ricorso. E dunque, pure all’ex Guardasigilli. A questo punto resta la domanda: cosa potrebbe accadere ora? Formalmente la Commissione conta due membri supplenti che potrebbero subentrare proprio in caso di dimissioni: Giuseppe Cucca (Pd) e Francesco Castiello (M5S). Se entrambi dovessero però declinare la chiamata a reintegrare il collegio, non resterebbe che attendere la Casellati, cui spetta formalmente la nomina del nuovo giudice al posto della Evangelista. E i tempi potrebbero allungarsi ulteriormente.

Ma cosa c’è in ballo con la sentenza della Commissione contenziosa? Al di là del destino dei singoli ricordi, il taglio dei vitalizi, in vigore dal 1° gennaio scorso, garantisce una sforbiciata alle spese del Senato di 22,2 milioni di euro l’anno (da bilancio di previsione 2019). Non mancano gli ex che non sono stati toccati dal taglio. Come Roberto Castelli, la cui pensione d’oro è rimasta di 9.512 euro lordi al mese, e Carlo Giovanardi (9.387 euro lordi mensili). Ad altri è andata decisamente peggio. è il caso di Nicola Latorre (da 6.217 euro lordi a 4.065), Francesco Rutelli (da 9.512 euro lordi a 7.801) e, tra gli altri, di Alessandra Mussolini, che deve accontentarsi di 5.238 euro lordi mensili rispetto ai 9mila che avrebbe incassato se l’assegno non fosse stato ricalcolato. Ma mai dire mai. Prima o poi il verdetto arriverà. E tutti sperano che ripristini il vitalizio pieno.