Altro che Governo senza rotta. Il lockdown di Conte ci ha salvato. Il Coronavirus sta arretrando. Il sistema Italia ha funzionato

Non possiamo ancora dire di aver vinto la guerra ma i dati, a cinque giorni dalla fatidica data del 18 maggio che ha segnato la ripartenza del Paese dopo oltre due mesi di lockdown, sono incoraggianti. Il virus circola ancora, è necessario non abbassare la guardia e rimane un trend territoriale variabile rispetto alla diffusione del contagio, ma in tutte le regioni i casi sono in decremento. “Non ci sono novità sulla curva epidemica, non si registrano variazioni significative. La curva è in calo”. Queste le parole del Presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro (nella foto), nel punto stampa settimanale sull’andamento dell’epidemia.

L’ISS. “Cè una grande oscillazione dell’indice Rt di contagio sul territorio. Ma Rt non è una pagella ma uno strumento dinamico che ci aiuta a capire cosa succede e va letto con altri dati”, ha detto ancora Brusaferro spiegando il trend “a tre velocità”: in sostanza rimangano le differenze tra le regioni che dividono in tre aree il Paese. Ma anche in Lombardia c’è un decremento giornaliero dei casi e la regione più colpita, nonostante rimanga in osservazione, passa ad un basso livello di rischio. “L’Italia è a più velocità ma non abbiamo segnali di sovraccarico dei servizi ospedalieri – rassicura Brusaferro – sia per quanto riguarda le terapie intensive sia per quanto riguarda i reparti. L’obbiettivo è evitare la ripartenza di curve epidemiche sapendo che ci potranno essere degli episodi di ricrescita dei casi nei territori. Non possiamo escludere un incremento nelle prossime settimane ma possiamo incamminarci con fiducia sapendo che abbiamo un sistema capace di intercettarli”. L’Iss rende anche noto che, seppur vi è un aumento dei casi di asintomatici, questo è legato al fatto che le varie amministrazioni locali si sono nel tempo attrezzate con più test e contact tracing e quanto più andremo verso un numero di casi limitato, tanto più il sistema sarà sensibile per individuarli subito.

L’ANALISI DEL SACCO. Anche per Massimo Galli, primario infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano la situazione è incoraggiante: “A livello generale non siamo davanti a un dato che può far pensare a una ripresa delle infezioni successiva alla riapertura”. E anche per quanto riguarda la Lombardia “quelli che ancora si vedono non sono casi avvenuti ieri o oggi, ma dovuti a infezioni avvenute diverso tempo fa, alcune delle quali successive alla chiusura in casa dei lombardi, con possibile trasmissione nelle mura domestiche perché abbiamo chiuso in casa anche gente con l’infezione”.

LE PROSPETTIVE. Tuttavia dal 3 giugno, secondo la tabella di marcia stabilita dal governo, ci dovrebbe essere il via libera agli spostamenti interregionali solo fra regioni che hanno lo stessa situazione epidemiologica. Non tutti i confini, dunque, verranno riaperti: in base ai dati comunicati il 29 maggio dalle regioni si stabilirà il livello di rischio di ognuna (basso, moderato e alto) e qualora fosse alto potrebbero permanere limitazioni, e in quelle con un esiguo numero di contagi potrebbe non essere consentito l’ingresso a persone che provengono da territori con alto numero di casi. Saranno cruciali i 21 punti del monitoraggio stabiliti dal ministero della Salute: ogni settimana le regioni devono comunicare l’indice di trasmissione (Rt), il numero di tamponi effettuati, la tenuta delle terapie intensive, la resilienza delle strutture sanitarie. Incrociando queste informazioni si ottiene il livello di rischio di ogni regione.