Altro che petrolio italiano, il turismo è un buco nero. Milioni di euro spesi per la promozione online, ma i visitatori stranieri scappano

Milioni di euro investiti per promuovere il turismo e la cultura. Il famoso petrolio d’Italia. Ma i risultati sono scadenti.

Milioni di euro investiti per promuovere il turismo e la cultura. Il famoso petrolio d’Italia. Dal web alla comunicazione tradizionale, il ministero dei Beni culturali e del Turismo (Mibact) ha messo sul piatto cifre imponenti con Dario Franceschini che sbandiera al vento presunti successi. Ma quei soldi in realtà sembrano finiti in un buco nero. O, nella migliore delle ipotesi, i progetti si sono rivelati un buco nell’acqua. Eppure per il nuovo anno è pronto l’esborso di altri 13 milioni di euro per video, promozioni social e iniziative pubblicitarie. E visti i precedenti c’è la preoccupazione che sia un altro autogol. Sì, perché nel primo semestre 2016, secondo i dati Unwto World Tourism Barometer, si registra una flessione del 3,3% negli arrivi e dell’1,3% nelle presenze.

Che flop! Il fiasco più grande resta verybello.it, il sito presentato dal ministro per raccontare le bellezze made in Italy. Dopo la raffica di ironie per il nome scelto, il portale è lentamente scivolato nel dimenticatoio: oggi è fermo con la promessa di “tornare presto online”. Ma non si sa come e perché. Il bilancio è quindi di 35mila euro spesi (male). E che dire di Italia.it? La principale vetrina del turismo italiano  è costata, negli anni, qualcosa come 25 milioni di euro. Un investimento che ancora non sembra portare grandi frutti, visto che si sta pensando a un nuovo intervento, con annesse spese, per migliorare il portale. Il ministero ha pure pensato di aggiustare il tiro per il futuro. Così ha voluto elaborare il Piano strategico per il turismo 2017-2022, ma non si è affidato al personale interno. Il Mibact ha dato una consulenza a Invitalia, pagata un milione e mezzo di euro. Per cosa? Il risultato è un elenco di buone intenzioni, esattamente come il piano Turismo 2020, redatto nel 2013, quando il ministro era Piero Gnudi. “Il nuovo piano è un documento inutile. Per scriverlo sarebbero bastate un impegno modesto e qualche migliaia di euro”, ha attaccato il deputato del Movimento 5 Stelle, Mattia Fantinati. “Appena nato – ha aggiunto il parlamentare pentastellato – è stato ampiamente criticato. Un libro dei sogni perché non prevede i tempi di attuazione, le risorse disponibili, l’indicazione di chi fa che cosa e soprattutto gli obiettivi economici da realizzare”.

Parole al vento – Un altro naufragio dei beni culturali è l’iniziativa bellezza@governo.it. L’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, chiedeva ai cittadini di segnalare luoghi di pregio da ristrutturare con i 150 milioni di euro messi ipoteticamente a disposizione dal Governo. Solo che di quei soldi è rimasta solo la promessa. Franceschini ha cercato di scaricare le responsabilità “sull’elevato numero di proposte pervenute”. Come se non fosse prevedibile la pioggia di progetti. E la ciliegina sulla torta del flop-turismo è l’Enit, l’Agenzia nazionale per la promozione che da mesi lavora a ranghi ridottissimi, in attesa di completare la procedura per le nuove assunzioni.