Arrestato per corruzione l’ex parlamentare e consulente della Lega Paolo Arata. Nei guai anche il figlio. Per l’Antimafia sono soci occulti di un imprenditore vicino a Messina Denaro

Sono agli arresti, da questa mattina, Paolo Arata, ex consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Forza Italia, ed il figlio Francesco. L’ipotesi di reato contestata dal gip del Tribunale di Palermo ai due indagati è di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Entrambi, secondo gli inquirenti, sarebbero soci occulti dell’imprenditore trapanese dell’eolico Vito Nicastri, indicato come vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro.

Il giudice ha disposto l’arresto anche per Nicastri, che si trovava già detenuto in carcere, e per il figlio Manlio. Mentre ai domiciliari è finito l’ex funzionario dell’Assessorato all’Energia della Regione siciliana, Alberto Tinnirello, accusato di corruzione.

I provvedimenti cautelari sono stati disposti nell’ambito di una tranche dell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e riguardante un presunto giro di tangenti alla Regione siciliana. Prosegue, invece, quella parte dell’inchiesta finita a Roma e che vede indagati oltre a Paolo Arata anche l’ex sottosegretario della Lega, Armando Siri.

Oltre a Tinnirello sono coinvolti nella vicenda una serie di pubblici ufficiali: si tratta di Giacomo Causarano, funzionario dell’assessorato al Territorio e Ambiente e del funzionario del Comune di Calatafimi, e Angelo Mistretta, accusati di corruzione per l’esercizio delle funzioni. Invece il presidente della Commissione Via (Valutazione d’impatto Ambientale) dell’assessorato Territorio e Ambiente Alberto Fonte risponde di abuso d’ufficio.

“Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli? (Tinnirello ndr)”, diceva Arata non sapendo di essere intercettato. L’ex consulente del Carroccio definiva poi Causarano “un corrotto”. Tinnirello, secondo le indagini condotte dalla Dia, avrebbe incassato una tangente, non quantificata dagli inquirenti, per dare informazioni sullo stato delle pratiche amministrative per la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l’esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi – Segesta della Solgesta s.r.l., di proprietà di Arata e Nicastri.

Causarano avrebbe avuto 11mila euro, mazzetta mascherata da pagamento di una prestazione professionale resa dal figlio, pure lui indagato. In cambio avrebbe passato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile. Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri.

“Dalle attività di indagine – si legge nel provvedimento firmato dal gip di Palermo Guglielmo Nicastro – è emerso che Arata ha portato in dote alle iniziative imprenditoriali con Nicastri gli attuali influenti contatti con esponenti del partito della Lega, effettivamente riscontrati e spesso sbandierati da Arata medesimo. Arata ha fatto tesoro della sua precedente militanza politica, in Forza Italia per trovare canali privilegiati di interlocuzione con esponenti politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al bio-metano”.

Da una intercettazione del 12 settembre dello scorso si evince, in particolare, che i “due Arata, reduci da un incontro con l’assessore regionale alle Attività Produttive, Girolamo Turano, detto ‘Mimmo’, raccontavano all’ingegnere Maurizio Moscoloni (titolare di uno studio di ingegneria, incaricato dagli Arata di seguire l’affare bio-metano) l’esito favorevole dell’incontro con quell’importante esponente del Governo regionale siciliano, che aveva avuto nei loro confronti un approccio amichevole e si era detto disponibile a sostenere politicamente i loro progetti nell’ambito del biometano.

“Arata? Avranno avuto i loro buoni motivi. Ha partecipato a un solo convegno e me lo ritrovo consulente della Lega”, ha commentato, parlando con i cronisti davanti alla Camera, il vicepremier Matteo Salvini. “Me lo presentarono come professore universitario – ha aggiunto il leader della Lega -, non ricordo chi sia stato a presentarmelo. E’ venuto a un solo convegno della Lega e poi ho scoperto che era nostro consulente per l’energia, mio personale. Anche i giornalisti dovrebbero fare più attenzione quando scrivono certe cose. L’ho incontrato una volta, non conosco gli atti. Preoccupato dagli sviluppo dell’inchiesta? Assolutamente no”.