Attaccò Gratteri in diretta Tv. Pure Bonafede sfratta Lupacchini. Il ministro ha chiesto il trasferimento d’ufficio del pg. Domani il caso approderà alla disciplinare del Csm

Certe parole pesano più di altre e anche quando costituiscono un parere, hanno comunque il sapore di una sentenza. Proprio come quelle pronunciate ieri dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sul caso delle pesanti critiche del procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, nei confronti del procuratore capo della stessa città, Nicola Gratteri, a seguito di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta. Già perché il guardasigilli, piuttosto alterato per questa vicenda che sta terremotando le toghe italiane, alla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha detto che “il magistrato Lupacchini va trasferito”. Un parere lapidario che è stato immediatamente – e pienamente – condiviso dal procuratore generale della Corte di Cassazione, Giovanni Salvi. Insomma si mettono male le cose per il pg di Catanzaro, su cui una settimana fa è stata aperta una procedura disciplinare dalla Prima Commissione del Csm, che vede avvicinarsi sempre più il trasferimento d’ufficio.

LA RESA DEI CONTI. Proprio domani ci sarà l’udienza cautelare, davanti ai consiglieri del Csm, in cui verrà affrontato il caso che promette di trasformarsi nell’ennesima resa dei conti dall’esito, secondo molti, del tutto scontato. Per questo motivo il difensore di Lupacchini, l’avvocato Ivano Iai, ha inoltrato ieri una richiesta formale affinché l’udienza cautelare sia pubblica anziché a porte chiuse. Può sembrare una notizia di poco conto ma va inquadrata, come motivato dal legale, con la “necessità” di tutelare l’immagine del procuratore generale di Catanzaro che, dopo la deflagrazione su tutti i media della vicenda, è diventato “oggetto di diverse centinaia di insulti che, precipitati in rete con inusitata virulenza, soprattutto attraverso i social network, hanno ingenerosamente e immotivatamente apostrofato il magistrato con espressioni offensive della sua dignità personale e professionale”.

FATTI GRAVI. È l’ultimo capitolo della guerra tra magistrati scoppiata in Calabria che sta avvelenando il clima attorno alle toghe italiane. A scatenarla è stata l’operazione nei confronti della ‘ndrangheta che, non più tardi di tre settimane fa, è stata portata a termine da Gratteri. Un blitz in cui sono state arrestate ben 330 persone, tra cui numerosi politici e altrettanti professionisti, da cui è emersa l’ennesima – e desolante – fotografia dei rapporti tra mafie e potere che stritolano la Calabria. Insomma un’indagine per la quale al procuratore capo di Catanzaro era arrivata una pioggia di elogi. Peccato che tra questi non figurasse il procuratore generale Lupacchini che aveva tenuto un profilo basso per giorni e fino a quando, intervistato da un’emittente televisiva, non sganciava la bomba: “I nomi degli arrestati e le ragioni degli arresti li abbiamo conosciuti soltanto a seguito della pubblicazione sulla stampa che evidentemente è molto più importante della procura generale contattare e informare”.

Parole dure che il procuratore generale di Catanzaro puntualizzava ulteriormente: “Al di là di quelle che sono poi le attività della procura generale, che quindi può rispondere soltanto sulla base di ciò che normalmente accade e cioè l’evanescenza come ombra lunatica di molte operazioni della procura distrettuale di Catanzaro stessa”. Dichiarazioni subito criticate dall’Anm che le giudicava “sconcertanti in sé e ancora più perché provenienti dal vertice della magistratura requirente del distretto”.