Bankitalia e Abi scoprono l’acqua calda: lo Spread ostacola la ripresa e intacca i risparmi delle famiglie. Ma poi Visco e Patuelli chiedono riforme, anche se il differenziale schizza per punire il Governo che le sta facendo

Il governatore della Banca d'Italia Visco lancia l'allarme alla 94^ edizione della Giornata Mondiale del Risparmio

“Le conseguenze di un prolungato, ampio rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato possono essere gravi. Direttamente o indirettamente il rischio sovrano ricade sulle famiglie italiane”. E’ l’allarme lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso 94^ edizione della Giornata Mondiale del Risparmio. Un rischio condiviso anche dall’Abi.

“Lo spread – ha detto il presidente dell’associazione bancaria, Antonio Patuelli – appesantisce tutta la catena produttiva e ostacola la ripresa, quando la liquidità è sempre più preziosa. Indebolire le banche in Italia significherebbe anche indebolire i principali acquirenti di titoli di Stato italiani”. Secondo il governatore di Bankitalia l’incremento dello Spread “deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie” che detengono 100 miliardi di titoli pubblici, mentre le banche e società a cui affidano i loro risparmi ne hanno 850. Per le banche, spiega, gli effetti si vedono “sull’aumento del costo della raccolta”, caduta delle azioni (-35% da maggio).

Il rialzo dei tassi di interesse sui titoli di Stato, ha aggiunto Visco, “si riflette negativamente anche sul bilancio pubblico e qualora non venisse riassorbito”, l’incremento fin qui registrato provocherebbe, già dal 2019, “maggiori spese per interessi per circa 0,3 punti di Pil, oltre 5 miliardi”.  “L’aggravio – ha spiega il governatore – salirebbe a mezzo punto nel 2020 e a 0,7 punti nel 2021. Ciò accrescerebbe l’avanzo primario necessario anche solo a stabilizzare il rapporto tra il debito pubblico e il Pil”.

“Percorrere la strada delle riforme strutturali – ha aggiunto Visco – è impegnativo; i risultati maturano lentamente. Ma è indispensabile. Modifiche degli interventi già attuati vanno valutate approfonditamente, tenendo anche presente la necessità di dare stabilità al contesto istituzionale e normativo. Le riforme passate vanno integrate da ulteriori misure volte a favorire l’innovazione, innalzare la qualità del capitale umano, accrescere l’occupazione (in particolare quella dei giovani e delle donne), aumentare il grado di concorrenza nei servizi, migliorare le infrastrutture materiali e immateriali, rendere più efficace l’azione della pubblica amministrazione. L’analisi dei problemi – ha aggiunto – è condivisa a livello nazionale e internazionale”. “Il debito pubblico dell’Italia è sostenibile” ha detto ancora il governatore Visco precisando che “deve essere chiara la determinazione a mantenerlo tale, ponendo il rapporto tra debito e prodotto su un sentiero credibile di riduzione duratura”.

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, intervenendo nel corso dello stesso evento ha detto che lo Spread “non è giustificato” se si guarda ai fondamentali dell’economia italiana. Tria inoltre tira dritto e ribadisce che non c’è alternativa al fare deficit: “Dopo dieci anni e due recessioni siamo già oltre gli effetti della grande Depressione degli anni 30; il costo del non deficit non ce lo possiamo permettere né economicamente né socialmente siamo convinti che il costo del deficit sia sostenibile e responsabile”.