Carabiniere ucciso a Roma, rischia grosso pure il capo di Cerciello Rega. La Procura vuole vederci chiaro sulla relazione del comandante della stazione Farnese. Il sospetto è che sia falsa

Sembra proprio che i misteri attorno alla morte del carabinieri Mario Cerciello Rega non siano ancora esauriti. Eh già perché da ieri sul tavolo del procuratore aggiunto Nunzia D’Elia c’è un nuovo fascicolo d’indagine, in cui è ipotizzato il reato di falso, che rischia di creare non pochi imbarazzi all’Arma. Del resto dopo una serie di indagini e inchieste giornalistiche, era emerso che Andrea Varriale non aveva con sé la pistola d’ordinanza la sera del 26 luglio quando il suo collega Rega perse la vita a causa delle 11 coltellate che gli aveva rifilato il 20enne americano, Lee Finnigan Elder, con la complicità dell’amico Christian Gabriel Natale Hjorth. Eppure il comandante della stazione Farnese, il luogotenente Sandro Ottaviani, in una relazione di servizio, attualmente nel mirino dei pubblici ministeri, raccontava di aver ricevuto l’arma dallo stesso Varriale all’ospedale Santo Spirito dove il carabiniere era andato per essere medicato. Una ricostruzione smentita dai fatti e in particolare dalle dichiarazioni del militare sopravvissuto che, davanti ai magistrati, aveva raccontato una storia del tutto diversa. Infatti aveva spiegato che in realtà l’arma era rimasta nel proprio armadietto in caserma. Un’ammissione dolorosa per Varriale che, tra le altre cose, gli è valsa anche un’indagine da parte della procura militare in quanto accusato di violata consegna, ossia per essere andato in servizio disarmato.