Colpo di coda dal Mondo di mezzo. Spazzacorrotti appeso alla Consulta. Accolto il ricorso contro la retroattività della norma. Violerebbe sia la Costituzione che le leggi europee

Dopo la sentenza della Cassazione sul Mondo di mezzo, qualcuno entrava in carcere e qualcun altro pregustava l’imminente libertà. Insomma il processo del secolo si chiudeva senza che ai più fossero chiare le conseguenze che rischiano di produrre sull’ordinamento giudiziario italiano dato che è stata sollevata – e subito accolta – una questione di costituzionalità in merito allo Spazzacorrotti, la norma voluta dal ministro Alfonso Bonafede, su cui dovrà pronunciarsi la Consulta. Già perché all’indomani del verdetto della Suprema Corte, sul tavolo della III sezione penale della Corte di Appello di Roma, è arrivata una richiesta di annullamento o sospensione “dell’ordine di esecuzione della pena” che, a parere delle difese, violerebbe gli articoli 3, 25 e 117 della Costituzione e l’articolo 7 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU, ndr).

Tecnicismi a parte, il nodo del discorso è relativo alla retroattività della norma varata dal governo gialloverde. Proprio la nostra Carta fondamentale, all’articolo 25, recita che “nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”. Qualcosa di molto simile a quanto affermato dal CEDU che afferma: “Nessuno può essere condannato per un’azione o un’omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato (…) Parimenti, non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso”.

Proprio l’opposto di quanto successo nel corso del processo sul Mondo di mezzo, come spiegato nel ricorso dall’avvocato Lorenzo La Marca, difensore del ricorrente Mario Schina a cui sono stati inflitti 4 anni di reclusione, dove le indagini, gli arresti e perfino il primo e il secondo grado di giudizio sono stati celebrati secondo le leggi vigenti in quel momento mentre il terzo grado, finito nemmeno un mese fa, ha fatto riferimento allo Spazzacorrotti perché entrato in vigore ad inizio 2019. Una modifica tutt’altro che di facciata perché, secondo il legale, ha cambiato radicalmente le prospettive degli imputati che non hanno potuto beneficiare di misura alternative al carcere, a differenza di quanto succedeva in passato.

NOVITA’ E CONSEGUENZE. Infatti con la nuova norma anticorruzione basta una condanna, anche di pochi mesi, per far scattare le manette e rendere la misura ostativa. Ma c’è di più. Secondo l’avvocato La Marca esiste un’altra anomalia ossia il fatto che all’interno dello stesso procedimento c’è chi, decidendo di collaborare e di patteggiare la pena ben prima dell’entrata in vigore della Spazzacorrotti, pur avendo ottenuto una condanna maggiore rispetto agli attuali ricorrenti, si è visto concedere misure alternative. Insomma sarebbe stato violato l’articolo 3 della Costituzione secondo cui “la legge è uguale per tutti”. Così appare chiaro che non si tratta affatto di una questione di poco conto perché se la Consulta dovesse dar ragione ai ricorrenti, la partita finirebbe per influenzare anche quei procedimenti che non hanno nulla a che fare con il Mondo di mezzo. Inoltre sarebbe una bocciatura di gran parte dello Spazzacorrotti.