Consip, perquisite le case e la postazione in redazione del giornalista del Fatto Marco Lillo. Lui è in vacanza ma è andato in caserma a consegnare il cellulare. La Procura vuole capire chi gli ha passato le carte dell’inchiesta

La Procura di Napoli ha fatto perquisire le case romane e la postazione al Fatto del giornalista Marco Lillo. Si indaga per rivelazione del segreto

Un libro che scotta quello di Marco Lillo intitolato Di Padre in Figlio e che ha portato il Nucleo tributario della Guardia di finanza nelle due case romane del giornalista del Fatto Quotidiano oltre che alla sua postazione in redazione. Perché per scrivere quel libro ci sarebbe stata una rivelazione del segreto d’ufficio su cui la Procura di Napoli sta indagando e oggi ha disposto anche la perquisizione di casa, computer e cellulari di Lillo. Il tutto per provare a trovare tracce informatiche che gli hanno permesso di rivelare le notizie, in anteprima, sull’inchiesta Consip. Il fatto sul suo sito internet ha precisato che al momento “Lillo non risulta indagato e si trova in vacanza”. Poco dopo, infatti, ilfattoquotidiano.it ha pubblicato un video inviato direttamente da Lillo dalla Calabria, dove si trova in vacanza con la famiglia. Lillo ha registrato il video poco prima di entrare nelle caserma Pucciani della Guardia di Finanza di Montegiordano, in provincia di Cosenza, per mettere il proprio cellulare a disposizione degli inquirenti che stanno conducendo gli accertamenti del caso.

Al setaccio, secondo quanto riporta ilfattoquotidiano.it, file word e pdf, oltre a messaggi whatsapp, telegram e altri programmi per comunicare attraverso lo smatphone. L’indagine, al momento, è contro ignoti e punta a capire chi è quel “pubblico ufficiale al momento non identificato che, avvalendosi illegittimamente di notizie non comunicabili in quanto coperte dal segreto investigativo, riferibili ad atti depositati presso l’Autorità Giudiziaria di Napoli, le abbia indebitamente propalate all’esterno”.

L’inchiesta sulla presunta rivelazione del segreto d’ufficio è nata dopo la denuncia-querela presentata dagli avvocati di Alfredo Romeo, il personaggio chiave di tutta l’inchiesta Consip. La Procura di Napoli ipotizza che, per scrivere il libro, Lillo avrebbe utilizzato notizie contenute nell’informativa del Noe del 9 gennaio 2017 e da altre successive che non sarebbero potute essere in suo possesso. Quell’informativa, però, ha precisato Lillo “è stata pubblicata anche da Corriere della Sera, Repubblica e Messaggero” il giorno dell’interrogatorio di Tiziano Renzi.