Dal Carroccio strategia delirante. Così si condanna all’irrilevanza. Parla Corrao (M5S): “Dagli alleati pretendiamo serietà. Se ci ripensano, Giorgetti resta un nome spendibile”

“Un controsenso attaccare la von der Leyen. Così Salvini condanna la Lega all’irrilevanza”. Un chiaro j’accuse, quello di Ignazio Corrao. Che, tuttavia, non chiude alla possibilità che il commissario italiano venga scelto nell’alveo leghista: “Non siamo contrari a prescindere. Ma pretendiamo dalla Lega maggiore serietà”.

Cosa che, finora, non è avvenuta.
Sul nome della von der Leyen sono stati deliranti. La stanno demonizzando senza alcuna ragione, semplicemente per rivendicare il loro voto contrario. Chiedere ora che un leghista sia un vicepresidente è folle. Hanno giocato molto male le loro carte: sono partiti per un accordo per il quale poi non hanno avuto rassicurazioni.

In pratica avevano chiesto la vicepresidenza preventivamente e non hanno avuto rassicurazioni: per questo hanno cambiato idea?
Beh, basta andare a vedere il tweet di Salvini dopo la candidatura della von der Leyen, in cui accoglieva con favore questa nomina. Da lì è cominciata la negoziazione con il Partito Popolare per ottenere il sostegno di ritorno per la nomina del commissario leghista. Evidentemente il Ppe non gli ha dato le garanzie che loro avrebbero voluto…

Altro che candidatura irricevibile, insomma.
Qui di ideologico non c’è nulla. Le dichiarazioni di Salvini e dei leghisti sono semplicemente deliranti. Così si candidano all’irrilevanza.

Nelle ultime settimane, però, sono stati avanzati vari nomi leghisti: Centinaio, Bongiorno, Giorgetti. Non sono più ricevibili per i Cinque Stelle?
La questione non riguarda i nomi. A noi interessa il portafoglio e il ruolo che viene dato all’Italia. Certo: sia Giorgetti che la Bongiorno sono nomi autorevoli. Ora però c’è da capire come si pongono queste persone, che hanno la tessera di partito, che non sono persone della società civile, con una presidente che il loro stesso partito ha bocciato e ha più volte attaccato.

Sarebbe meglio un esponente della società civile, dunque?
Sicuramente dev’essere una persona che poi riesca a passare le audizioni nelle commissioni del Parlamento europeo. Se sono persone che si sono distinte in negativo o che hanno posizioni difficilmente accettabili, rischiano di essere bocciati. Così come successe a Buttiglione qualche anno fa.

Anche per questo la strada è in salita per la Lega?
Certo. C’è da dire, però, che non è il caso di Giorgetti che, per quanto leghista, è comunque una persona che potrebbe essere gradita alla presidente della Commissione e al Parlamento europeo. È sì un leghista, ma è iper-moderato. Stiamo parlando di un politico che non ha niente a che vedere col celodurismo bossiano.

Mi par di capire, dunque, che non c’è una chiusura totale a un nome leghista.
No, ovviamente non c’è. Però noi vorremmo vedere da parte della Lega una maggiore serietà. Se la negoziazione è stata portata avanti da Conte e Salvini ha dato l’ok a questo nome, poi non puoi attaccare solo perché col Ppe le cose non sono andate come tu avresti voluto. Se vogliamo avere voce in capitolo, bisogna portare avanti il sistema Paese. Altrimenti sono solo capricci che mettono in pericolo il ruolo dell’Italia.

Il post di ieri sul blog delle stelle era però chiaro: la strategia della Lega sarebbe servita solo per attaccare M5S. Come si può pensare di restare alleati in Italia in queste condizioni?
Parliamoci chiaro: Salvini, prima di fare politica, fa comunicazione. È uno che crea casi mediatici. Il fatto, però, che poi questi casi si scontrano con la realtà. Noi non siamo gli agnelli sacrificali della comunicazione di Salvini. Loro sono la prima delegazione italiana: devono pensare ad essere rilevanti per l’Italia. E invece così si sono condannati all’irrilevanza.