Dipendenza da social peggio di alcol e tabacco. Gli effetti sul cervello sono paragonabili a quelli del fumo

Ragazzi sempre più attaccati a videogame e social. A tal punto da avere una vera e propria dipendenza. Ecco quali sono gli effetti sul cervello.

Ragazzi sempre più attaccati a videogame e social. A tal punto da avere una vera e propria dipendenza. Certo è che, come in tutte le cose, è l’abuso e non il normale utilizzo a rovinare le esistenze. Ecco perché i ricercatori americani sono arrivati addirittura a dire che l’effetto della web dipendenza è peggio di alcol e fumo. L’American Psychiatric Association, la massima autorità per quanto riguarda i disturbi mentali, sta ancora valutando, nonostante anni di ricerche, se inserire questa nuova patologia tra quelle riconosciute.

Sinapsi in tilt – Nel frattempo, si continua a morire. Ci sono casi di utenti che si sono letteralmente consumati  pur di non staccarsi dallo schermo. Lo scorso febbraio Brian Vigneault, un stella dei videogame, si è spento dopo aver giocato per 22 ore consecutivamente. La webstar di 35 anni e con tre figli stava trasmettendo in diretta la sua personale maratona. Dopo essersi preso una pausa per fumare una sigaretta, è collassato nel giardino della sua casa in Virginia. Sono stati i suoi fan, preoccupati dalla prolungata assenza del loro idolo a lanciare l’allarme. Diverse ricerche svelano meccaniche preoccupanti proprio per quanto riguarda i videogiochi online. Quando ci si sfida sul web, hanno spiegato gli psichiatri americani, si attivano le stesse sinapsi che si accendono nel cervello di un tossicodipendente quando assume droga. Una scarica di dopamina attraversa il cervello. Ecco che quindi giocare provoca una risposta neurologica legata al piacere, la stessa che si prova quando si viene ricompensati. E così scatta la dipendenza.

Stimoli positivi – L’uso del web e dei social network non è da meno. Secondo uno studio dell’università di Chicago, è più facile astenersi da sesso, alcol e sigarette piuttosto che rinunciare a Twitter e Facebook. Inoltre, secondo l’università di Amsterdam, pioniera nelle ricerche in questo campo, il 5% dei teenager è dipendente da internet. Come per il sesso, sono gli stimoli positivi, ripetono gli esperti, a spingerci a rifare le stesse esperienze. Quando un nostro post su un social viene condiviso e apprezzato da altre persone ci sentiamo ricompensati e siamo spronati a scrivere nuovi messaggi, nella speranza di intercettare sempre più consensi. Insomma, pur di avere un “like” si è disposti a tutto,  senza accorgersi che dietro quell’attaccamento c’è una patologia.