Renzi: sul Jobs Act non si torna indietro

dalla Redazione

Dopo le parole di Susanna Camusso che ha annunciato che saranno un milione le persone che scenderanno in piazza il 25 ottobre per protestare contro il Jobs Actr, Matteo Renzi, aprendo la direzione del Pd, ha espresso “profondo rispetto indipendentemente dal dibattito che c’è tra di noi. C’è rispetto ogni volta che un’organizzazione importante affronta una prova di piazza”.

Diversi, però, gli argomenti trattati dal premier nel corso della riunione della direzione. Anche argomenti che esulano dalla più stringente attualità. Si è parlato, infatti, del futuro del partito: “Oggi non facciamo conclusioni, o comunque saranno conclusioni che alimentano la discussione. Perchè risolvere le questioni della forma partito con una sola direzione probabilmente è insufficiente”.

Non sono poi mancate le polemiche con attacchi rivolti direttamente a Beppe Grillo. “A Genova – ha detto il premier – chi immagina di strumentalizzare la vicenda drammatica dell’alluvione finisce a sua volta contestato […] Chi prova a strumentalizzare viene indicato dai ragazzi, dagli angeli del fango, come quello che è, una persona che cerca di fare campagna elettorale e speculazione su di loro”, sottolinea. Una parola è stata spesa anche sui 4 espulsi dal Movimento dopo che avevano espresso criticità sulla mancanza di trasparenza nei Cinque Stelle: “è imbarazzante che il M5S abbia espulso qualcuno, non per una linea contraria ma perché chiedeva qual’è organigramma”.

Al centro della direzione, però, ancora una volta il tema è quello del Jobs Act. Sul lavoro sono state “fatte considerazioni che dobbiamo risolvere anche rispetto all’ultima direzione: il partito discute, dialoga, ma è evidente che se nella legge di stabilità mettiamo le risorse” per la riforma, “dal primo gennaio deve partire la nuova procedura, deve essere chiaro” come funziona il sistema.

E poi lo sguardo al futuro: “Il presupposto di questa legislatura è che arriva al 2018”, ha spiegato il premier alla direzione Pd accennando ai “rilevanti compiti” che il Parlamento avrà davanti.Un Parlamento che “da 18 mesi è bloccato, nei quorum costituzionali” e “messo in difficoltà da un blocco che dice ‘no’ a tutto ma è in corso un costante sgretolamento” di questo blocco.