E pure i magistrati onorari temono il colpo di grazia. Con gli uffici giudiziari sbarrati per l’epidemia di Coronavirus le toghe precarie sono del tutto prive di stipendio

Tra le categorie che temono maggiormente gli effetti del coronavirus ci sono i magistrati onorari. Privi di tutele, senza la possibilità di godere di ferie o periodi di malattia, costretti a lavorare a cottimo e pagati soltanto in base alle udienze che svolgono, nel caso di stop dell’attività giudiziaria pm e giudici precari temono di restare definitivamente al verde. Il giudice Anna Puliafito, in rappresentanza delle organizzazioni di settore maggiormente rappresentative – l’associazione nazionale magistrati onorari, l’associazione giudici onorari di tribunale, la confederazione giudici di pace e l’unione nazionale italiana magistrati onorari – ha quindi scritto al premier Giuseppe Conte, al guardasigilli Alfonso Bonafede, al ministro dell’economia Roberto Gualtieri, e ai presidenti delle Commissioni giustizia di Camera e Senato, chiedendo che agli oltre cinquemila magistrati onorari che operano in Italia, quando vengono chiusi a causa dell’emergenza coronavirus gli uffici giudiziari, venga garantito il trattamento economico. Chiesto inoltre, nel caso di udienze non complesse, di poter utilizzare i sistemi telematici, mandando così avanti le attività degli uffici giudiziari senza correre inutili rischi e senza perdere lo stipendio. Tutto per tutelare sia la salute pubblica che un’intera categoria di lavoratori precari, “del cui status è perfettamente a conoscenza sia il Governo che il Parlamento, tanto da essere in itinere la procedura di riforma della Legge Orlando in un senso più conforme ai principi europei e costituzionali”.