L'Editoriale

Le Regionali e tre lezioni per il futuro di Governo e Cinque Stelle

La maledizione dei referendum sulla propria persona colpisce anche l’altro Matteo, dopo Renzi tocca a Salvini, e l’appuntamento col citofono di Palazzo Chigi per far sloggiare il premier Conte è rinviato almeno di un anno, ma forse per tutta la durata della legislatura. Il leader della Lega e i suoi improbabili esperti di democrazia parlamentare a la carte possono minimizzare quanto vogliono, ma l’Emilia Romagna era la linea del Piave delle forze che sostengono il Governo e quando si arresta un’offensiva poi generalmente parte il contrattacco. In più, visti i nuovi equilibri che si delineano nel Centrodestra, con la Meloni che avanza ovunque e la rediviva Forza Italia che si aggiudica il governatore della Calabria, la convivenza del Capitano con i suoi alleati sarà oggettivamente più difficile.

Sul fronte della maggioranza giallorossa invece emergono tre aspetti. Il primo è limpido e toglie di mezzo ogni possibilità che l’Esecutivo debba farsi da parte. Il secondo è l’evidente sacrificio dei 5 Stelle, che con circa due punti di voto disgiunto tra la lista pentastellata e il presidente Bonaccini hanno messo in sicurezza il risultato emiliano. Un tributo che fa parlare a sproposito di estinzione dei 5S, ma che invece ha un valore e legittima una pretesa del Movimento – se ce ne fosse bisogno – di non scalfire gli attuali equilibri nel Governo.

Cadono così i giochi e giochetti di Palazzo per sostituire Conte, a cui punta da tempo un fronte variegato che spazia da Renzi a parte dei peones dei gruppi misti di Camera e Senato. Il terzo aspetto è una sorta di ineludibile convenienza, dal punto di vista elettorale, nella formazione di un nuovo campo progressista da contrapporre ai sovranistai Nelle prime parole di Zingaretti a risultato acquisito c’è stato un particolare ringraziamento alle sardine, e questo è il segnale di un’apertura che nelle intenzioni del segretario dem va estesa anche al Movimento retto da Vito Crimi. Cosa decideranno i 5S lo vedremo negli Stati generali di metà marzo, ma la prosecuzione del modello post ideologico alternativo ai due poli di Destra e Sinistra, anche considerando una nuova legge elettorale di forte impronta proporzionale, pur rivoluzionario, non promette grandi successi alle urne.