I fondi per i cantieri già impegnati per la Libia

di Carmine Gazzanni

Più che Sblocca-Italia, Blocca-Italia. Gli annunci trionfali di Matteo Renzi e Maurizio Lupi stanno via via lasciando spazio a ombre sempre più dense sul decreto – ora in commissione Ambiente per la legge di conversione – che dovrebbe portare a sbloccare complessivi 3.890 milioni di euro per il completamento di opere già in cantiere. Un impegno arduo visto che l’Italia è per eccellenza il Paese dell’incompiuto. Il rischio, però, è che rimanga solo e soltanto un impegno.

IL RAPPORTO
A dirlo, nero su bianco, è la relazione tecnica del servizio bilancio di Camera. Stando a quanto scritto dai contabili di Montecitorio, infatti, una parte del fondo per lo “sblocca cantieri” sarebbe già impeganto per altro. “La norma – si legge – destina a copertura dell’integrazione del Fondo risorse inerenti opere infrastrutturali strategiche già approvate” e “già sottoscritte”. Il decreto, infatti, richiama uno stanziamento di circa 95 milioni di euro previsto nella legge 228 del 2012. Peccato, però, che quella legge preveda espressamente che questi soldi vengano destinati all’Autorità portuale di Venezia. Stesso discorso per un altro stanziamento, da 615 milioni di euro, che verrebbero “rubati” dalle risorse già sottoscritte con l’ultima legge di stabilità per il trattato Italia-Libia, nato nel 2008 e sottoscritto dagli allora leader Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi. Insomma, i soldi di cui si parla nel decreto non ci sono. Semplicemente perché già impegnati. Tanto che i tecnici rincarano la dose: “Pur considerando quanto affermato circa la non necessità nell’immediato delle risorse suddette, andrebbe chiarito come si intenda far fronte alla copertura delle spese oggetto di definanziamento negli anni in cui le stesse si renderanno necessarie”. Un chiarimento necessario. Ma che, per ora, il governo non ha dato.

LA RICOSTRUZIONE AlL’AQUILA
I dubbi espressi nella relazione, però, non finiscono qui. Il fatto che si destinino soldi già assegnati o sottoscritti, infatti, è quasi un habitué. Tanto che, spostandoci all’articolo 4 comma 8 tramite cui si destinano 29 milioni di euro per la ricostruzione aquilana, troviamo la stessa identica situazione. Questi soldi verrebbero presi dai “proventi derivanti dalla sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari (i cosiddetti Monti bond, ndr) emessi dal Monte dei Paschi di Siena”. Peccato però che anche questo fondo sia impegnato per 100 milioni per la ricostruzione in Emilia Romagna e per 200 per il rifinanziamento delle missioni internazionali.

I SOLITI NOTI
I soldi, insomma, non ci sarebbero. Ma solo per i cantieri. Perchè per le concessioni autostradali il regalo è stato assicurato con una torta da circa 6 miliardi l’anno con annessa proroga implicita per i soliti noti: Autostrade per l’Italia (Benetton), il gruppo Gavio e il gruppo Toto. In questo caso nessun dubbio: il fondo, nuovo di zecca, c’è.