Gli Spada sono una cosca mafiosa. La Corte d’Assise di Roma condanna all’ergastolo Roberto, Carmine e Ottavio

Gli Spada sono un clan e ad Ostia c’è la mafia. Le indagini lo avevano solo ipotizzato ma ieri il la Corte di Assise di Roma, con una sentenza storica, lo ha messo nero su bianco condannando, in modo a dir poco esemplare, diversi esponenti della potente famiglia per associazione mafiosa. Ergastolo per i principali uomini del clan Spada ossia Carmine detto “Romoletto”, Ottavio detto “Marco” e, in ultimo, Roberto Spada, quest’ultimo noto per aver aggredito il giornalista Daniele Piervincenzi nel novembre del 2018 con una testata.

Un procedimento dai numeri record che, tanto per dare l’idea della portata dell’evento, ha portato complessivamente a diciassette condanne e sette assoluzioni per un totale di 147 anni di carcere. Agli imputati, a seconda delle posizioni, veniva contestata una lista sterminata di reati tra cui l’associazione di stampo mafioso, l’omicidio, l’estorsione, l’usura, la detenzione e porto di armi e di esplosivi. Ma non solo. Tra le accuse c’erano anche quella di incendio e danneggiamento aggravati, ed altri crimini contro la persona, oltre al traffico di stupefacenti, l’attribuzione fittizia di beni e l’acquisizione, in modo diretto e indiretto, della gestione e il controllo di attività economiche, e appalti legati a stabilimenti balneari, sale giochi e negozi.

TUTTO COME PREVISTO. Tutto semplice? Nient’affatto. Prima di emettere il verdetto ci sono volute oltre nove interminabili ore di camera di consiglio. Un’attesa snervate che, alla fine, ha fatto esultare i pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia, Mario Palazzi e Ilaria Calò, perché la sentenza dei giudici ha confermato l’intero impianto accusatorio e sostanzialmente anche le richieste di condanna formulate durante la gigantesca requisitoria, durata diverse udienze, in cui i magistrati avevano ripercorso tutti i fatti contestati agli Spada.

SEMPRE PRESENTE. Ad attendere il giudizio, come già successo in situazioni simili, non ultima la sentenza di Mafia Capitale, c’era anche la sindaca Virginia Raggi. Proprio la prima cittadina grillina che della lotta alla criminalità organizzata ne ha fatto un credo politico, ha commentato il verdetto storico spiegando: “Questa sentenza riconosce che sul litorale di Roma c’è la mafia. Si può parlare di mafia a Roma”. La stessa prima cittadina, evidentemente emozionata, ha poi continuato: “Ringrazio magistratura e forze dell’ordine e soprattutto quei cittadini che denunciano la criminalità. Io sono qui per stare accanto a quei cittadini. Restituire fiducia ai cittadini onesti che per troppo tempo hanno avuto paura”.

L’INCHIESTA. Il procedimento che ha decapitato il clan Spada è legato agli arresti avvenuti il 25 gennaio 2018 nel corso dell’operazione “Eclissi”. Un’operazione che concludeva un lunghissimo lavoro portato avanti dalla Procura di Roma e in cui erano risultate decisive le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia tra i quali Tamara Ianni e il convivente Michael Cardoni. Testimonianze grazie alle quali è stata ricostruita l’ascesa degli ultimi dieci anni del clan Spada e che hanno permesso di inchiodare i due reggenti, Carmine e Roberto, in quanto mandanti degli omicidi dei rivali Giovanni Galleoni, detto Baficchio, e Francesco Antonini, entrambi uccisi nel 2011 a Ostia.