Grandi manovre sui conti dello Stato. Parte la corsa tra super boiardi per accaparrarsi la poltrona di Ragioniere. Dove però siede un Draghi boy

Parte la corsa alla poltrona di Ragioniere generale dello Stato

di Stefano Sansonetti

Il suo contratto è in scadenza a maggio. Ma anche senza questo dettaglio formale l’incarico sarebbe comunque soggetto allo spoils system del futuro Governo. Naturale, rebus sic stantibus, che sin da adesso si stia giocando una grande partita intorno a una delle poltrone più delicate della Pubblica amministrazione. Parliamo dello scranno di Ragioniere generale dello Stato, depositario dei segreti del bilancio pubblico e strutturalmente inquadrato all’interno del Ministero dell’economia. Qui dal 2013, nominato all’epoca del Governo di Enrico Letta, c’è Daniele Franco, pezzo grosso della Banca d’Italia (è stato per tanti anni capo del servizio studi e dell’area ricerca economica di palazzo Koch). Franco, in questi anni, è sempre riuscito a strappare una conferma anche grazie alla sponsorizzazione di Mario Draghi, che già lo aveva valorizzato nel periodo in cui l’attuale presidente della Bce era Governatore della nostra banca centrale.

SI SCALDANO I MOTORI
In attesa di capire il preciso assetto del Governo che dovrà affrontare questo snodo, ci sono già candidature informali alla successione di Franco. Uno dei nomi in ballo è quello di Biagio Mazzotta, tra i più importanti boiardi della Ragioneria, oggi a capo dell’Igb, ossia l’Ispettorato generale del bilancio. Come si intuisce dal nome, si tratta della struttura che sovrintende all’elaborazione di tutti i principali documenti contabili dello Stato. Ma Mazzotta ha dalla sua anche la conoscenza di numerosi altri gangli della Pubblica amministrazione. Attualmente, infatti, è presidente della Sogei, la società informatica del Mef che tra l’altro gestisce l’anagrafe tributaria, nonché presidente del collegio sindacale della Rai, società in cui conti e politica si mischiano da decenni. In lizza per la successione di Franco parrebbe esserci anche un altro ispettore di vertice della Ragioneria, ovvero Alessandra Dal Verme. In questo momento dirige l’Igae, l’Ispettorato generale affari economici, struttura che si occupa di consulenza e coordinamento normativo soprattutto in materia di investimenti pubblici.

IL PERCORSO
Anche la Dal Verme ha esteso la sua conoscenza ad altre fette della macchina statale. Tanto che ancora oggi è presidente del collegio sindacale della Consip, la maxi Centrale acquisti del Tesoro, e siede nel collegio sindacale della Cassa Depositi e Prestiti, una della più importanti società pubbliche (gestisce il risparmio postale e una gran quantità di partecipazioni strategiche). Tra chi aspira a ricoprire il ruolo di Ragioniere generale dello Stato, infine, è segnalato ancora un alto funzionario di Stato, ovvero l’attuale direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello. In questo caso si tratterebbe di un rientro (con promozione), visto che Lucibello, considerato un allievo dell’ex Ragioniere Andrea Monorchio, era già stato nel Dipartimento, dove aveva guidato la struttura responsabile dell’ordinamento del personale e dei costi del lavoro pubblico. Insomma, come si vede la situazione si sta movimentato. In ogni caso bisognerà anche tenere conto del rapporto privilegiato tra Draghi e Franco, che magari potrebbe tornare utile a quest’ultimo per una conferma alla Ragioneria o per un suo spostamento al Tesoro (c’era una vecchia idea che avrebbe voluto proiettare Franco alla Direzione generale del Tesoro stesso).

IL PIANO
In queste ore, a ogni buon conto, sta tirando un vento che sembra portare a un possibile Governo con Centrodestra e Cinque Stelle. In tali direzioni, quindi, sono partiti i primi sondaggi. Ma la partita resta apertissima, estesa pure a eventuali profili esterni. Anche perché, come rivelato da La Notizia, nello stesso centrodestra c’è chi ritiene utile una riconduzione della Ragioneria sotto il cappello di Palazzo Chigi. Operazione che ha come sponsor principale l’ex sottosegretario Gianni Letta. Ma che sarebbe in grado di infastidire non poco le alte sfere di una struttura da sempre gelosissima della sue prerogative e della sua indipendenza.