Il 27 novembre l’udienza sul ricorso d’urgenza dei commissari di Ilva. Dai giudici di Milano un chiaro invito ad ArcelorMittal a non spegnere gli impianti

Il presidente designato del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, ha disposto, nell’ambito del procedimento cautelare promosso dai commissari Ilva in amministrazione straordinaria e altri nei confronti di ArcelorMittal, la convocazione delle parti per l’udienza d’urgenza del 27 novembre 2019, fissando termini intermedi per consentire il deposito di memorie e il contraddittorio delle difese.

Il Tribunale di Milano, fa sapere una nota del presidente Roberto Bichi, invita “le parti resistenti – tenuto conto della non adizione di provvedimenti inaudita altera parte, in un quadro di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti – a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate per il limitato tempo necessario allo sviluppo del procedimento”.

Dunque, anche il Tribunale di Milano, invita la multinazionale indiana a non spegnere gli altiforni dell’ex Ilva fino alla definizione della causa civile. Nei giorni scorsi, ArcelorMittal aveva presentato ai sindacati un programma di chiusure scadenzate del polo siderurgico di Taranto che prevede che l’altoforno 2 sia fermato il 13 dicembre, l’altoforno 4 a fine dicembre e l’altoforno 1 a metà gennaio. La decisione del Tribunale di Milano sul ricorso d’urgenza presentato dai commissari straordinari, secondo fonti giudiziarie, dovrebbe arrivare entro il 4 dicembre.

L’iniziativa di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto dell’ex Ilva, scrivono i commissari in uno dei passaggi del ricorso d’urgenza, “nulla c’entra con le giustificazioni avanzate che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilità: essa è invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto” dell’obbligo contrattuale “precedentemente negoziato (…) che il gruppo (…) evidentemente non ritiene più rispondente ai propri interessi”.

“ArcelorMittal – scrivono ancora i commissari nello stesso atto – non è un turista passato per caso per Taranto quale tappa per raggiungere una località balneare del Salento: è il maggiore player mondiale nella produzione dell’acciaio che, dopo oltre un anno di due diligence, verifiche tecniche, negoziazioni, sopralluoghi ed esami tecnici, ha stipulato un contratto vincolante per l’acquisto”.

Intanto, sempre a Milano, muove i suoi primi passi anche l’inchiesta avviata dalla Procura. Gli inquirenti hanno già ascoltato le prime persone informate sui fatti, tra le quali un ex dirigente Ilva. Il procuratore Francesco Greco ha incontrato anche uno dei commissari e in mattinata c’è stata un vertice tra gli investigatori della Guardia di Finanza, i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici e l’aggiunto Maurizio Romanelli. L’inchiesta, al momento a carico di ignoti e senza ipotesi di reato, vede al centro il contratto d’affitto da cui ArcellorMittal vuole recedere e dietro cui si potrebbero nascondere reati fiscali o societari. La Procura di Milano affiancherà i commissari straordinari dell’Ilva anche nella causa civile mossa da ArcelorMittal, essendoci, come ha spiegato il procuratore Greco la scorsa settimana, un “preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessità economico-produttive del paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale”.