Il nuovo esecutivo sarà giallorosso. L’ok al Conte bis è arrivato. Un accordo senza contratto tra M5S e Pd. Oggi le Consultazioni

Non si andrà a elezioni anticipate e il prossimo Governo sarà un Governo giallorosso. Un Conte bis. Senza contratto e con un rapporto tra pari tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico. Con un vicepremier unico, un dem, e una squadra di ministri quasi integralmente rinnovata rispetto a quella giallo-verde. Salvo improbabili colpi di scena appare questo lo sbocco della crisi aperta incautamente da Matteo Salvini l’8 agosto scorso e che potrebbe portare già domani sera il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad assegnare al presidente del consiglio dimissionario un nuovo incarico.

LA DECISIONE. Dopo una giornata trascorsa quasi integralmente nel segno dell’incertezza, in cui sembrava addirittura esserci ancora spazio per una improbabile rinnovata intesa tra leghisti e pentastellati, il via libera al nuovo Esecutivo è arrivata. Gli azionisti di maggioranza dei due partiti hanno voluto così. Dopo la spallata salviniana, l’obiettivo doveva essere quello di evitare l’aumento dell’Iva e di dare stabilità al Paese, non facendo pagare alle famiglie le brame di potere di singole forze politiche. Vista la strada presa dalla Lega e il caso ancora aperto del Russia-gate c’era poi da scongiurare il rischio che l’Italia finisse come l’Ungheria, che si preparasse un’Italexit e che venisse scelto un successore di Mattarella simpatizzante più della Russia di Vladimir Putin che dell’Unione europea.

Ma a pesare in questi giorni c’è stato però tanto altro. E non a caso i rischi veri per il Paese sembra non siano stati spiegati molto bene ai cittadini. Con la conseguenza, da molti sfruttata nella trattativa in corso e non solo, che i social si sono scatenati e le tifoserie dei diversi partiti continuano ad urlare all’inciucio e a chiedere un ritorno alle urne. Tornare al voto per i dem rappresenterebbe probabilmente una replica o quasi di quanto accaduto il 4 marzo 2018. Una condanna all’opposizione e a breve la critica di aver avuto la possibilità di frenare le nuove destre sovraniste e antieuropee e di non averlo fatto. Ma un ridimensionamento notevole, stando ai recenti sondaggi, lo subirebbe anche il Movimento 5 Stelle.

E se la base già non ha capito e accettato tante scelte fatte nei 14 mesi in giallo-verde difficilmente riuscirebbe a digerire ulteriori grandi difficoltà a portare avanti un programma sui temi da sempre cari ai pentastellati. Un bagno di sangue per entrambe le forze politiche e nessuna chance di futuri accordi per impedire che le Regioni che andranno al voto possano sperare di avere un’alternativa a una maggioranza composta da un carrozzone di centrodestra a trazione leghista. Alla fine la svolta è quindi arrivata e, con un incontro andato avanti fino a notte, il Conte bis sembra ormai certo.

I DUE LEADER. A essere fin dall’inizio meno convinti di formare un Governo giallo-rosso sono stati proprio i leader del Pd e del M5S. Nicola Zingaretti, da poco alla guida del partito dopo una lunga battaglia con le primarie, avrebbe preferito di gran lunga restarsene al Nazareno e alla presidenza della Regione Lazio, sfruttando se ve ne fosse stata la possibilità l’occasione delle elezioni anticipate per formare delle liste utili a comporre dei gruppi parlamentari a lui vicini e non controllati da Matteo Renzi. Con un esecutivo giallorosso rischia di venire in parte fagocitato da M5S e dall’altra soprattutto esposto alle bordate di Renzi, che potrebbe tornare a metterlo all’angolo.

Luigi Di Maio dall’altra parte sembra aver accarezzato l’idea di accettare l’offerta leghista di diventare premier e soprattutto sembra soffrire la popolarità di Giuseppe Conte, che ottenendo un secondo mandato sembra anche diventare il vero leader del M5S. Se si fosse tornati al voto lo stesso Di Maio si sarebbe trovato davanti allo scoglio del divieto del doppio mandato, ma il Movimento forse era pronto anche a cancellare quella regola interna. Hanno prevalso altre logiche e i leader si sono dovuti arrendere.