Il Pd riscrive le regole, da lunedì porte chiuse a tutti. Ma per Civati è troppo tardi

di Lapo Mazzei

Alla fine lo stop, ufficiale questa volta, è arrivato. Da lunedì le tessere della discordia resteranno nei cassetti delle varie federazioni in attesa di chiarimenti, regolamenti di conti, accuse e controaccuse. Insomma, se qualcuno andava cercando  tracce di vita dentro al Pd, in vista delle primarie dell’8 dicembre, è riuscito finalmente a trovarle. Magari nel peggiore dei modi, vista la pessima figura fatta dall’organizzazione di Largo del Nazzareno, ma  comunque paganti dal punto di vista del marketing elettorale. Lo scontro fra i candidati alla segreteria del partito, a tratti durissimo, e il vistoso ritardo nello stoppare il tesseramento hanno dato l’impressione che fra i vertici del Pd  sia prevalsa l’idea che “l’importante è che se ne parli”. Pubblicità a costo zero, nonostante le tante, troppe, cadute di stile. Come la tardiva presa di distanza di Matteo Renzi dalla decisione del Pd di confermare la fiducia ad Annamaria Cancellieri, dopo il caso Ligresti. Un atto che non è piaciuto affatto ai dirigenti piddini. Contro il sindaco di Firenze si è scatenata una vera e propria  ondata d’indignazione, complicando ulteriormente il panorama congressuale, già di per sé ad alto tasso polemico. E poi c’è la questione del tesseramento. La proposta del segretario Guglielmo Epifani ha ricevuto ieri il via libera della direzione con soli dodici voti contrari fra cui quello di Pippo Civati che ha giudicato “tardivo” il passo.  Possibile visto che il sondaggio realizzato di Demopolis ha stimato che  il 16% degli elettori del Pd ha deciso di votare alle primarie. Il restante 73% non avrebbe nessuna intenzione di andare ai gazebo. E a un mese esatto dalla consultazione, nessuno sottovaluta il campanello d’allarme. D’accordo, sarà anche importante che se ne parli, ma la sensazione che qualcuno abbia esagerato inizia a far breccia. E ora  toccherà ai quattro cavalieri delle primarie Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella provare a  risollevare l’immagine del confronto interno, ridando agli elettori una ragione per andare ai gazebo. Secondo gli osservatori più attenti, arrivati a questo punto, il confronto dovrebbe spostarsi sui  contenuti perché la battaglia sulle regole non sta pagando  e continuerà a non dare buoni frutti. Anche perché la scelta di fermare le iscrizioni prima delle convenzioni nei circoli, avrà comunque degli strascichi. La commissione Congresso ha acceso i fari sulle assise provinciali di Asti, Rovigo, Frosinone, Lecce e Siracusa. E alla fine, a quanto riferito da Davide Zoggia, si rischia l’annullamento di 3-4 congressi. Pochi in percentuale sui circa 100 che si sono tenuti, ma abbastanza da essere considerati un danno di immagine. L’ultima parola sulla decisione di bloccare il tesseramento l’ha avuta la direzione anche se Epifani aveva cercato il consenso di tutti i candidati. Cuperlo era stato il primo a lanciare l’idea, Renzi l’aveva accettata per necessità. Pittella ha fatto buon viso a cattivo gioco: “Era l’unico modo per uscire da una situazione imbarazzante”, ha detto. L’unico tra i candidati a mantenere il punto contro una scelta “tardiva e insufficiente”, alla fine, è stato Civati, il primo peraltro ad avere acceso i riflettori su alcune situazioni anomale. E la sua preoccupazione resta, ha spiegato, anche perché si rischiano gli ultimi colpi di coda dei “signori delle tessere”. Ma fra quanti hanno detto no alla proposta c’è anche Antonello Giacomelli, molto vicino a Dario Franceschini: “C’è stata una linea incerta e contraddittoria”, ha detto il deputato Dem. “Così si dà un’immagine grottesca del congresso e non si difende la verità”. Che, forse, scopriremo solo dopo l’8 dicembre. Sempre che non sia l’8 settembre del Pd.

Un partito che entusiasma solo all’estero
E poi uno dice che all’interno dei partiti non c’è spazio per la fantasia.  “Sono particolarmente felice e orgoglioso che a questo congresso vi sia la partecipazione organica del circolo Pd di Gerusalemme, che rappresenta una importante e simbolica antenna politica nel Medio Oriente”. A firmare l’aulico annuncio, visto il caos del tesseramento, è Eugenio Marino, responsabile  del partito di Epifani all’estero. Insomma, se qui le cose vanno male, oltre confine c’è un po’ di soddisfazione. E la formalizzazione degli ultimi nuovi circoli del Pd nati in questi mesi tra Medio Oriente, Asia, Sud e Nord America, potrebbe essere anche una svolta. “In tutto il mondo – continua Marino – i nostri connazionali ci hanno dimostrato negli ultimi mesi che credono nelle forme organizzate della politica, nella visione ideale e aperta del Pd e vogliono partecipare ai processi decisionali con un impegno attivo. Il fatto poi che siano nati circoli in realtà importanti del pianeta nelle quali la nostra presenza non era organizzata, mi dà motivo di credere che il nostro messaggio e potenziale politico stia arrivando a tutti i concittadini all’estero e sia recepito con convinzione”. Beati loro, si vede che non sanno cosa sta accadendo in Italia, dove la situazione è tutt’altro che rosea.