Il rompic… di Arata era Crippa. L’uomo di Di Maio al ministero. Il sottosegretario bloccava gli intrallazzi sull’eolico. L’imprenditore se ne lamentava nelle intercettazioni

Si saranno incontrati una volta sola come aveva detto Matteo Salvini qualche tempo fa. Ma dalle carte dell’inchiesta sembra emergere altro e cioè che Paolo Arata, indagato per corruzione nello scandalo eolico che ha travolto pure il sottosegretario leghista Armando Siri, era tutt’altro che una meteora all’interno del Carroccio. Fiumi di parole, tanto al telefono quanto durante diversi incontri privati, in cui l’imprenditore genovese non nascondeva affatto il proprio ruolo, millantato o vero che sia, anche e soprattutto in presenza di altri esponenti del partito o di loro collaboratori. Come quando un membro dello staff di Siri lo chiamava, per conto del senatore, al fine di avere una conferma sul fatto che l’emendamento tanto caro all’imprenditore dell’eolico non comportasse oneri per il bilancio dello Stato. Arata prima lo rassicurava del fatto che non ce ne sarebbero stati, poi gonfiava il petto e, forse millantando, spiegava: “Eee… io sono un po’ il referente della Lega sull’energie rinnovabili, sull’energia in generale e sull’ambiente… quindi… ho scritto io il programma della Lega sull’energia, tanto per dire”.

L’EMENDAMENTO. Che Arata avesse una qualche forma di potere, anche in virtù della propria storia politica iniziata in Forza Italia e proseguita poi avvicinandosi al mondo leghista, era già evidente dai rapporti piuttosto stretti con Siri. Amicizie con cui sperava di riuscire a portare a termine alcuni emendamenti che ne avrebbero favorito le attività imprenditoriali nel settore dell’energia green. Peccato che ogni suo sforzo, nonostante l’aiuto promesso dall’ex sottosegretario che cercava di infilare l’emendamento ovunque gli fosse possibile, finiva per scontrarsi con il muro eretto dal Movimento 5 Stelle. Un sabotaggio continuo che faceva infuriare l’imprenditore genovese tanto che, il 15 gennaio 2019, se ne lamentava al telefono con un avvocato molto addentro alle questioni delle rinnovabili. La conversazione iniziava con Arata che girava intorno alla questione: “Senta allora io ho fatto una riunione con questi amici della Lega e portano avanti alcuni emendamenti… sul decreto sicurezza.. (…) ha capito? Se lei ha modo di monitorarlo un po’…”.

NEMICO NUMERO UNO. Dall’altra parte della cornetta c’era un continuo annuire finché l’imprenditore genovese prendeva la palla al balzo e puntava dritto al cuore del problema: “Noi abbiamo ostacoli… glielo dico… dai Cinque Stelle, da parte di Davide Crippa. Fa sempre obiezioni a tutti gli emendamenti in materia energetica… anche sulla Bilancio erano tutti passati i nostri” poi però il grillino, letteralmente al fotofinish, era riuscito a farli saltare. Un atteggiamento incomprensibile che, almeno secondo quanto raccontava Arata, aveva causato “molto malumore” all’interno del Carroccio. Il partito di Salvini, infatti, sostanzialmente si sarebbe sentito tradito dagli alleati perché il grillino, con il suo atteggiamento, avrebbe rotto un patto di Governo: “Eh si, non esiste questo discorso qua perché comunque in un accordo di coalizione…”. Tanto più che il sottosegretario Crippa se da un lato bocciava gli emendamenti cari ad Arata, dall’altro si apprestava a farne passare altri due molto cari ai 5S. Un affronto che all’imprenditore proprio non andava giù e infatti, concludendo la conversazione, forse nel tentativo di trovare conforto nell’avvocato, puntualizzava seccato: “Non è che Crippa e i Cinque Stelle hanno il monopolio in materia energetica”.